Su Nautilus viene raccontata la storia di Guy Callendar, ingegnere britannico e autodidatta della climatologia, oggi considerato uno dei pionieri nello studio del riscaldamento globale causato dall’uomo.
Nel febbraio del 1938, Callendar presentò alla Royal Meteorological Society una teoria audace e sorprendente per l’epoca: le emissioni di CO2 generate dalla combustione dei combustibili fossili stavano riscaldando il pianeta. In un periodo in cui la maggioranza degli scienziati era scettica riguardo a una possibile influenza umana sul clima, Callendar sostenne con fermezza che l’aumento di anidride carbonica in atmosfera avrebbe prodotto effetti concreti e misurabili sulla temperatura globale.
Molte persone pensavano che fosse impossibile che l’umanità potesse sconvolgere un ordine planetario naturale apparentemente stabile, o divinamente ordinato.
Sebbene non avesse un titolo di studio strettamente collegato al tema del clima, Callendar non era estraneo al rigore scientifico. Cresciuto in una famiglia di scienziati, suo padre, Hugh Callendar, era un eminente fisico che contribuì notevolmente agli studi su radiazioni e meteorologia. Guy imparò la scienza sin da giovane, apprendendo le tecniche di laboratorio e l’analisi dei dati nel laboratorio del padre presso l’Imperial College di Londra. Tuttavia, alla morte del padre nel 1930, scelse una carriera come ingegnere di motori a vapore, applicando le sue competenze tecniche in un ambito differente.
Il lavoro di Callendar sul riscaldamento globale si basava su osservazioni precedenti e intuizioni che risalivano al XIX secolo. Nel 1856, Eunice Foote (qui un suo ritratto su Internazionale) aveva scoperto che la CO2 e il vapore acqueo assorbono calore, un concetto successivamente approfondito dal fisico John Tyndall, che giunse a descrivere l’effetto serra: il calore della radiazione solare trattenuto dai gas nell’atmosfera scalda la Terra. Callendar riprese queste idee e sviluppò un modello più solido, analizzando l’effetto della CO2 con dati più precisi e utilizzando misurazioni atmosferiche di vari paesi.
Lavorando da solo e senza l’ausilio di computer, Callendar raccolse e analizzò manualmente una quantità impressionante di dati, inclusi quelli provenienti dall’archivio mondiale dello Smithsonian Institution. Scelse i siti di monitoraggio più affidabili per le temperature, come quelli isolati in Groenlandia e Samoa, escludendo le zone urbane per evitare distorsioni legate all’effetto “isola di calore”. Questa attenta selezione dei dati e il metodo scrupoloso portarono Callendar a individuare un legame tra l’aumento della CO2 e un riscaldamento globale costante, calcolato in 0,03°C per decennio. La sua ricerca anticipò gli attuali modelli di simulazione climatica basati su grandi quantità di dati digitali.
Presentando le sue scoperte, Callendar si scontrò con un forte scetticismo. Molti scienziati non ritenevano possibile che l’umanità potesse influire su fenomeni atmosferici così vasti. Alcuni, come Sir George Simpson, respinsero l’ipotesi di un collegamento tra CO2 e temperatura, ritenendolo una mera coincidenza e criticando Callendar per la sua mancanza di specializzazione accademica nel campo della climatologia. Nonostante queste resistenze, Callendar rimase fermo nelle sue convinzioni, continuando a pubblicare articoli e affinare le sue previsioni nel corso degli anni. Con coraggio e metodo, rispose alle critiche e raffinò i propri modelli senza mai abbandonare la sua ipotesi di fondo.
Callendar non poté vedere la piena accettazione della sua teoria, ma il suo lavoro ha ricevuto ampio riconoscimento postumo. Le sue previsioni sono state rivalutate negli ultimi decenni e sono risultate incredibilmente accurate. Studi recenti hanno mostrato che i dati utilizzati da Callendar tra il 1880 e il 1935 sono piuttosto in linea con i dati moderni, dimostrando la precisione delle sue stime. Inoltre, l’Effetto Callendar, il nome con cui è oggi noto l’impatto della CO2 sul clima, è diventato uno dei fondamenti su cui poggia l’attuale consenso scientifico sui cambiamenti climatici.
Alla luce di queste scoperte, Callendar è ricordato come un pioniere e un precursore della scienza climatica moderna. Il suo lavoro, inizialmente trascurato, ha dato avvio a una rivoluzione nella comprensione del clima e dell’influenza umana su di esso. Nonostante il suo carattere modesto e il suo lavoro solitario, la sua dedizione ha permesso di anticipare di decenni la consapevolezza degli effetti dell’inquinamento atmosferico, ispirando generazioni future a proseguire le sue ricerche e portare avanti la lotta contro i cambiamenti climatici.
Un video di BBC ideas, realizzato in collaborazione con The Open University, grazie all’animazione di Peter Caires descrive tre figure chiave nella storia della scienza del cambiamento climatico: Eunice Newton Foote, Guy Stewart Callendar e Charles Keeling (qui un ritratto su Storie Minerali e la storia della Curva di Keeling, una pietra miliare delle scienze ambientali).
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