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Il compromesso europeo non è all’altezza della crisi

Il compromesso europeo non è all’altezza della crisi

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In un articolo pubblicato su Internazionale, Roberta Carlini propone un’analisi degli strumenti che nella riunione del 9 aprile i ministri delle finanze dei Paesi dell’eurozona avrebbero stabilito di introdurre per far fronte alla crisi dovuta alla diffusione del Covid-19 e al conseguente lockdown.

“Questa volta è diverso”. Il presidente dell’eurogruppo Mario Centeno ce l’ha messa tutta per dare un senso di svolta storica ai risultati dell’incontro tra i ministri delle finanze della zona euro che, in seconda convocazione come un’assemblea condominiale mal assortita, hanno finalmente trovato un accordo nella sera del 9 aprile, alla terza o quarta settimana di lockdown per quasi tutta l’Unione e alle soglie di una recessione mondiale. “Proposte audaci e ambiziose impensabili solo poche settimane fa”, ha dichiarato Centeno, secondo il quale stavolta non si potrà dire che l’Europa ha fatto “troppo poco e troppo tardi, come in occasione della crisi finanziaria di dieci anni fa”. “L’Europa è solidarietà”, ha twittato il commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni. È così? È passata la linea del vasto fronte che chiedeva una svolta radicale nella politica europea – inaugurata da un non radicale come l’ex presidente della Bce Mario Draghi che, nell’ormai famoso articolo sul Financial Times, chiedeva “un cambio di mentalità, necessario in questa crisi come lo sarebbe in tempi di guerra”?

 


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