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La Cina si rafforza nel Pacifico per puntare sull’Oceano Indiano

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A cura di @Giovanni

Dopo aver consolidato la sua dirigenza suprema per vari anni a venire, tramite la recente conferma a presidente di Xi Jinping senza più limiti costituzionali di mandato, la Cina può ora dedicarsi alla sua graduale, ma inesorabile strategia di proiezione aeronavale esterna, secondo analisidifesa.it

Non solo, come parrebbe logico, sulle distese dell’Oceano Pacifico, ma anche in quell’Oceano Indiano troppo spesso dimenticato a dispetto della sua fondamentale funzione di “autostrada” delle petroliere che dal Medio Oriente si dirigono verso le grandi nazioni industrializzate dell’Asia Orientale.

E’ ben noto che da qualche anno ormai la presenza di guarnigioni e installazioni delle forze di Pechino sulle isolette dell’arcipelago conteso delle Spratly, che la Cina rivendica col nome di isole Nansha, costituisce di per sé una minaccia potenziale contro i traffici navali in transito dagli stretti della Malacca e della Sonda grazie all’espansione di Pechino in quell’area marittima comunemente nota come “Lingua di Bue” (foto sotto).

Non a caso, anche nelle ultime settimane i cinesi hanno rivendicato unilateralmente la loro sovranità su quelle acque per le quali invece gli altri paesi, in testa gli Stati Uniti d’America, ma compresi anche tutti i rivieraschi, dal Vietnam alle Filippine, parlano di libera navigazione.

Immagine: Wikipedia

 


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