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La diplomazia del debito cinese e i suoi problemi

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A cura di @Yoghi (modificato).

Un articolo dell’Economist (link alternativo) spiega alcuni sviluppo delle relazioni tra Malesia e Cina. In agosto, tre mesi dopo essere stato eletto, Mahatir Mohamad, il nuovo primo ministro malese si è recato a Pechino. Il suo predecessore, Najib Razak, era politicamente molto vicino a Pechino ed era anche implicato in gravi casi di corruzione, due fattori che hanno spinto l’elettorato a votare in massa per l’opposizione.

Mahatir, un veterano della politica, già più volte primo ministro è stato molto accorto e prudente nel corso della sua visita, ma difficilmente la leadership cinese è rimasta soddisfatta dell’incontro. La Malesia infatti  annullerá l’ East Coast Rail Link, un gigantesco progetto ferroviario  finanziato da Pechino nel quadro della Belt and Road Initiative (BRI) , che in  Italia è nota come “Nuova  via della seta” e due oleodotti. Il messaggio di Mahatir della visita in sintesi è stato:

“Ci dispiace veramente tanto, ma non possiamo permetterci questi  bellissimi progetti, sembrerebbe quasi che convengano alla Cina molto di piú che alla Malesia e che i costi siano mostruosamente gonfiati”.

Pechino non è abituata a vedere rifiutati i suoi progetti di aiuto economico ed infrastrutturale, ma un crescente numero di paesi partner ha contratto debiti con banche e istituzioni cinesi,  per finanziare infrastrutture costruite da manodopera e aziende provenienti dalla Cina. Secondo il Centre for Global Development le nazioni il cui debito è particolarmente a rischio  sono Laos, Mongolia e Pakistan e in questi paesi si sentono sempre più  voci critiche sulla modalità di partenariato con la Cina.

Anche nella società cinese si percepiscono perplessitá verso il BRI; le banche statali sono pesantemente esposte verso questi paesi e  il fatto che la propaganda del PCC definisca questi prestiti come “aiuti allo sviluppo” li rende impopolari presso l’opinione pubblica cinese: Nel corso del Summit Cina-Africa 2018, il leader cinese Xi Jinping ha promesso 60 miliardi di dollari di “aiuti”,  per lo sviluppo delle infrastrutture africane e immediatamente sui social network si sono levate numerose critiche, prontamente censurate.

La filosofia alla base della BRI ha perfettamente senso, il mondo ha bisogno di nuove infrastrutture. Tuttavia, spiega l’Economist, le modalità di finanziamento andrebbero riviste.

Immagine da Wikimedia.

 


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