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La fan fiction in Italia (con cenni sull’estero)

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A cura di @werner58

Eleonora C. Caruso, autrice di romanzi, collaboratrice con varie case editrici di fumetti, nerd all’ultimo stadio e per questo nota soprattutto ai suoi compagni di fissazione (specie se si parla di Giappone) ha cominciato a scrivere molti anni fa, nel modo più naturale per un soggetto con questa biografia: inventando nella sua cameretta storie su personaggi creati da professionisti. Un’attività con una lunga storia, di cui ci parla su Nero Editions:

Bisognerebbe risalire al 1888, e al debutto di Sherlock Holmes sulle pagine della rivista The Strand. I fan del detective si scrivevano lunghe lettere per parlarne, congetturare, risolvere i casi prima di lui, se possibile si incontravano direttamente, ma soprattutto scrivevano storie. Sotto il naso di un perplesso Sir Conan Doyle, avventure apocrife del suo personaggio passavano di mano in mano, e pare che gli autori si sostenessero l’un l’altro, leggendosi e spronandosi a vicenda. Tra questi c’erano molte donne, e sì, alcune di loro scrivevano di Holmes e Watson in atteggiamenti romantici. Ma ci torneremo.

Una passione tipicamente adolescenziale, per questo spesso rozza, normalmente derisa anche da chi ci si dedica, ma che recentemente ha posto le basi per alcuni enormi casi editoriali; nonostante tutto, un altro modo “per mettere una dannata parola dopo l’altra e imparare a scrivere meglio” e sì, anche per esplorare la sessualità — con tutto l’imbarazzo che una sedicenne può creare a sé ed agli altri trattando la materia.

Se per un adolescente maschio era piuttosto facile trovare materiale erotico vicino ai suoi bisogni, una resistenza culturale vecchia come il mondo faceva sì che per le adolescenti femmine non lo fosse altrettanto. Così, mentre per i ragazzi le fanfiction restavano un luogo dove appagare altri tipi di fantasia, per le ragazze diventavano il tanto agognato terreno neutrale dove mettere a fuoco le proprie.

 

– Immagini da Wikimedia Commons


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