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la guerra del soldato Tai Cheng: un racconto dal fronte cinese

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L’appasionato di storia Metal Mike Free Man illustra in un video la seconda guerra sino-giapponese, vista dalla prospettiva del soldato cinese Tai Cheng.

Il teatro di guerra sino-giapponese fu a lugo tempo poco conosciuto dal pubblico occidentale (anche al tempo del conflitto), sia per motivi di vicinanza geografica, sia per complessità politica (la «Cina nazionalista» di Chiang Kai-shek era un insieme di potentati spesso in conflitto fra loro più che uno stato unitario).

Nonostante queste difficoltà, alcuni gioralisti statunitensi riuscirono a raggiungere il fronte sino-giapponese e a raccontarne le condizioni. Tra questi Hernest Hause, inviato in cina dal Saturday Evening Post, che scelse la prospettiva del soldato semplice Tai Cheng per raccontare il conflitto:

Nessuno dei combattenti per la causa degli alleati è stato al fronte quanto Tai Cheng, uno dei 10 milioni di uomini dell’Esercito Cinese; da sei anni Tai Cheng non ha avuto una sola licenza e dovrà aspettare la vittoria per poter compiere il lungo viaggio a piedi fino alle lontane risaie dove possiede un ettaro di terra.

Hauser racconta un fronte dalle condizioni orribili. Non solo le truppe sono carenti in artiglieria e aviazione rispetto agli imperiali, ma le condizioni sono al limite della sopravvivenza: la dieta è composta di riso e sale, per 10 milioni di uomini sono presenti solo 1.500 medici, un soldato su tre muore per malattia, fame o freddo.

Pur in un articolo a finalità propagandistiche, lo scritto di Hauser non nasconde le condizioni e la miseria non solo del fronte, ma della Repubblica cinese. Lo stato nazionalista era fortemente frammentato, vedeva la maggioranza degli sforzi infrangersi contro una dilagante corruzione, non aveva una vera e proprpia catena di comando.

I dieci milioni di soldati cinesi sono tutti contadini. Se la vita militare li dovesse disabituare per sempre dalla terra, il danno fatto all’economia rurale del paese sarebbe peggiore ancora di quello di una guerra perduta, perciò ogni volta che è possibile il comando fa sì che i soldati cambino il fucile con la vanga, sia pure per un breve periodo. Nella valle del «rio d’argento» ho visto centinaia di giovani in uniforme aiutare i contadini a seminare il grano primaverile a raccogliere i fagioli.

Un’armata che coltiva la terra: non vi potrebbe essere una più chiara dimostrazione di inattività bellica. Ma i cannoni e gli aeroplani così impazientemente attesi mancano ancora mancano da sei anni, e da sei anni cheng combatte con mezzi inadeguati.

Immagine: NARA, Chinese soldiers.


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