Novaya Gazeta parla della nuova politica migratoria russa, che incoraggia l’insediamento di individui provenienti da paesi considerati ”ostili”, ma che si sentono ideologicamente affini alla Russia e ai suoi valori.
Sebbene l’immigrazione in Russia da paesi occidentali più sviluppati non sia una novità, solo dall’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina i canali di propaganda russi hanno iniziato a prestare maggiore attenzione al fenomeno, e a come avrebbe potuto alterare la percezione occidentale del paese. Un segnale importante fu l’appello di Irene Cecchini, una studentessa italiana che, durante un forum a Mosca nel febbraio 2024, si rivolse direttamente a Putin per chiedergli di facilitare l’immigrazione degli stranieri che vogliono trasferirsi in Russia per ragioni ideologiche. Sei mesi dopo il presidente emise il decreto che regola il nuovo ”visto dei valori condivisi”, che in cambio di 3 anni di residenza garantita, non richiede nulla agli aspiranti rifugiati perseguitati dal neoliberalismo occidentale, se non l’acquisto di una assicurazione sanitaria e una lettera di denuncia contro il loro paese di origine. Novaya Gazeta intervista alcune delle persone che hanno richiesto questo visto, e che citano varie motivazioni, dal rifiuto dell’ “ideologia gender” a quello delle restrizioni per il COVID, dall’ammirazione per Putin alla percezione di una maggiore sicurezza in Russia.
The Kremlin excels at identifying and exploiting sources of discontent in other countries to boost the appeal of Russia to disillusioned foreign citizens, according to Margarita Zavadskaya, a research fellow at the Finnish Institute of International Affairs, who adds that as a result, many of those they target end up viewing Russia through rose-tinted glasses. “These people have this impression of Russia because they’ve never lived there. In attempting to address some of their own problems, they project qualities onto this place that simply don’t exist,” concludes Zavadskaya.
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