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La stand-up comedy in Italia non è più una nicchia

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Un articolo di Giulio Dantona su Esquire parla del crescente successo della stand-up comedy in Italia tra i giovani, sia per i comici di lingua italiana che per quelli di lingua inglese e di come il sistema teatrale e televisivo stia recependo questo nuovo e influente fenomeno nella scena comica televisiva in Italia.
A che punto è la stand-up comedy italiana, quali sono i nomi affermati e i comici di riferimento? Come Amazon Prime e Netflix accolgono la comicità made in Italy?

Come in tutto ciò che riguarda l’ambito culturale degli ultimi tre anni, anche per la stand-up comedy c’è un prima e un dopo. Prima della pandemia, del lockdown e del silenzio forzato, la stand-up italiana sembrava vivere una fase di riscoperta e di stare costruendo per la prima volta la propria consapevolezza.

La frenesia animava il sogno newyorchese di club e comedy special e si adagiava perfettamente su una seconda età dell’oro internazionale, foraggiata dall’esplosione di popolarità delle piattaforme di streaming che davano nuovo spazio a glorie antiche e presenti, formando e soddisfacendo un pubblico giovane e poliglotta, affamato di spettacolo dal vivo. Tra emuli e omaggi, però, l’influenza della scuola dei monologhisti italiani – provenienti da un tempo nel quale non si chiamava stand-up, ma la sostanza era invariata – risuonava chiara e diretta: da Paolo Rossi a Beppe Grillo, passando per Daniele Luttazzi e Gioele Dix, chi aveva studiato la materia prima della generazione della rinascita era più che presente, pur tenendosi deliberatamente e saggiamente ai margini del dibattito sterile su chi avesse “portato la stand-up comedy in Italia”.


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