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La storia di Andrea Franzoso, licenziato perché ha denunciato il suo capo che rubava

La storia di Andrea Franzoso, licenziato perché ha denunciato il suo capo che rubava

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Su suggerimento di @Lowresolution

Andrea Franzoso era un funzionario dell’internal audit delle Ferrovie Nord Milano, partecipate dalla Regione Lombardia. Durante il suo lavoro aveva scoperto che il vecchio presidente Norberto Achille si era fatto rimborsare nel corso degli anni quasi 600.000 Euro di spese personali tra cui regali, profumi e multe del figlio. Tutto confermato dalla Guardia di Finanza dopo una denuncia dello stesso Franzoso. Achille si è dimesso ed è finito sotto processo per peculato.

Cosa è successo dopo? Franzoso è stato rimosso dall’incarico, ora il suo lavoro precedente è stato affidato a dei consulenti esterni, e lui è stato spostato in un ufficio per svolgere un lavoro inutile. Franzoso ha tentato di difendersi con un ricorso al giudice del lavoro che però lo ha respinto, e alla fine ha accettato una buonuscita per lasciare l’azienda e ora è disoccupato.

Andrea Franzoso è un “whistleblower“, cioè qualcuno che da dentro un’organizzazione pubblica o privata denuncia fatti e azioni fraudolente o illegali. Uno dei whistleblower più famosi è Edward Snowden. Nel diritto anglosassone simili figure sono protette dalla legge anche da possibili ritorsioni come quella subita da Franzoso. Nel nostro ordinamento, malgrado se ne parli da anni, non esiste una legge che protegga chi nel settore privato denuncia corruzione e malaffare. Malgrado tutto questo Franzoso dice: “Lo rifarei“.

Un giudice del lavoro le ha dato in parte torto, in sostanza perché per i whistleblower nel settore privato non ci sono le stesse garanzie che nel pubblico. Nonostante Ferrovie Nord Milano sia di diretta emanazione pubblica.
“Vivo il tutto con grande disincanto. Il processo ad Achille non è ancora cominciato dopo un anno e mezzo, e intanto la prescrizione si avvicina. Chi autorizzò le sue spese è ancora un dirigente di Fnm e continua a percepire premi di risultato. La verità è che ho perso”.

E adesso cosa farà?
“Chissà. Per molti avrò addosso lo stigma della spia”.

Ne è valsa la pena, quindi?
“Forse è stato inutile, ma lo rifarei cento volte. Il problema è culturale e occorre tempo e insieme gesti come, penso, il mio. Vorrei che si capisse che la corruzione è nemica della giustizia sociale”.


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