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Le HR dei lager nazisti e di Salò

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Su suggerimento di @Paleari.

A pochi giorni dal 25 aprile, segnaliamo due libri usciti da poco: “Fasciste di Salò” della storica Cecilia Nubola racconta i casi delle centinaia di donne che fiancheggiarono nazisti e repubblichini anche nelle violenze. Condannate ma spesso subito scarcerate:

Amnistie e concessione di “liberazione condizionale” ebbero l’effetto di una grazia generalizzata. Anche per una “giustizia di genere”, secondo cui le donne erano incapaci di compere azioni criminali ‘perché non completamente coscienti’

E’ uscito in italiano anche il libro di Fabrice d’Almeida, “Il tempo degli assassini. I guardiani dei campi di concentramento e le loro attività ricreative (1939-1945)”, per Ombre Corte: ci permette di andare a fondo alla fin troppo citata banalità del male e scoprire i meccanismi industriali alla base della gestione dei campi e delle scelte dei carnefici, oltre l’ideologia:

«La vita delle guardiane e dei guardiani doveva essere sufficientemente piacevole nel quotidiano, affinché potessero attivare tutta la loro violenza in seno all’istituzione concentrazionaria. Non dovevano soffrire a causa dell’inattività o dell’ozio, quando lasciavano il loro luogo di lavoro per il riposo, per quanto fosse breve. In questo senso il nazismo è il primo esempio di gestione di risorse umane»

Immagine by Raymund Flandez [CC BY-NC-ND 2.0] via Flickr.

 


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