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L’impatto del primo anno di pandemia su ansia e depressione

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Un recente studio pubblicato su The Lancet ha mostrato come nel corso del 2020 il numero dei disturbi depressivi e ansiosi sia aumentato di oltre il 25%.

I numeri sia della depressione che dell’ansia di solito rimangono piuttosto stabili di anno in anno e pertanto questo brusco incremento non può essere considerato come una fluttuazione di routine, ma va messo con tutta probabilità in relazione alle conseguenze e allo stress derivanti dalla pandemia e alle misure di contenimento a cui siamo stati sottoposti.

COVID-19 ha rappresentato una minaccia per il corpo e la mente di tutte le persone del pianeta, l’essenza dell’accoppiamento delle parole in antico greco pan (tutto) e demos (popolo) a formare il sostantivo ormai fin troppo familiare.

Il gruppo di ricercatori dell’Università del Queensland, basandosi sui dati di 48 studi effettuati in Europa occidentale, Nord America, Australia e Asia, sono arrivati alla conclusione che i soggetti maggiormente colpiti dall’incremento dei disturbi depressivi e ansiosi sono state le donne e i giovani, in particolare la fascia di età fra i 20 e i 24 anni.
È pertanto probabile che le conseguenze a lungo termine del COVID sulla salute mentale della popolazione siano destinate a permanere a lungo anche dopo la futura fine dell’emergenza pandemica.

This pandemic has created an increased urgency to strengthen mental health systems in most countries.
Mitigation strategies could incorporate ways to promote mental wellbeing and target determinants of poor mental health and interventions to treat those with a mental disorder. Taking no action to address the burden of major depressive disorder and anxiety disorders should not be an option.

Qui potete leggere l’articolo originale pubblicato su The Lancet.

Immagine da Pixabay

 


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