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Lo Stato d’Israele contro gli ebrei

Lo Stato d’Israele contro gli ebrei

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Jacobin Italia pubblica un’intervista sulla questione israelo-palestinese al giornalista di origini ebraiche di Le Monde Sylvain Cypel.

Cypel parte da una dottrina militare israeliana contro le guerre asimmetriche

Cos’è la dottrina Dahiya e come aiuta a spiegare l’assedio, i bombardamenti e l’invasione israeliana di Gaza?

La dottrina Dahiya deriva dalla guerra di Israele contro Hezbollah in Libano nel 2006, quando l’aviazione israeliana praticamente spazzò via Dahiya, un sobborgo alla periferia di Beirut abitato principalmente da sciiti. Due anni dopo, il generale israeliano Gadi Eisenkot fece di quanto accaduto a Dahiya una norma fondamentale della strategia militare israeliana. In poche parole, questa strategia afferma che nelle guerre «asimmetriche» di oggi, tra uno Stato costituito e un nemico non statale generalmente descritto come «terrorista», le «leggi di guerra» adottate nel 1949 dopo la Seconda guerra mondiale non sono più valide. L’unico modo perché uno Stato possa prevalere è distruggere la base del nemico terrorista, cioè la società che gli risponde. «Non c’è altra opzione», disse il generale nel 2008.

Ricorda poi il padre, sionista convinto che però riteneva un errore mortificare la aspirazioni politiche palestinesi

Tuttavia, mio padre era preoccupato. Prima della sua morte, avvenuta nel 2000, era angosciato dalla deriva del sionismo. Non poteva farne a meno, ma pensava che i leader israeliani si sbagliavano, che immaginare di poter «sconfiggere» i palestinesi avrebbe portato alla catastrofe, e che la loro identità doveva essere riconosciuta e le loro rivendicazioni comprese. In breve, credeva che l’occupazione dei territori palestinesi si sarebbe inevitabilmente ritorta contro Israele. Odiava anche la destra nazionalista e gli esponenti religiosi sionisti estremisti, perché vedeva nella loro evoluzione una corsa all’isolamento. Senza poterlo immaginare, temeva l’evoluzione a cui abbiamo assistito negli ultimi due decenni: lo spaventoso radicamento del sionismo nel suprematismo ebraico e nel razzismo antiarabo.

Cypel nota una frattura sempre più grande tra gli ebrei — soprattutto negli Stati Uniti — e lo stato di Israele.


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