Bui, Cattabriga, Di Meo, Guglielmi e Pedrini illustrano le loro remore sul Pass Verde.
Nelle settimane scorse abbiamo (Wu Ming) ospitato o segnalato contributi critici sul cosiddetto «green pass», posizioni e analisi altrui che non coincidevano in toto con la nostra.
Mancava un testo in cui, sul «green pass» e su questa fase dell’emergenza pandemica, dicessimo come la pensiamo noi in modo dettagliato e dal principio alla fine.
L’occasione di scriverlo ce l’ha data l’imminente ritorno all’attività on the road. Ci attendono presentazioni all’aperto, presentazioni al chiuso, reading, spettacoli… Volenti o nolenti, col «green pass» avremo a che fare. Ma appunto, che fare?
In questa prima puntata spieghiamo perché secondo noi il «green pass», detta come va detta, è una merda.
Nella seconda puntata, tra qualche giorno, ragioneremo da lavoratori della cultura e dello spettacolo quali in effetti siamo, esporremo a lettrici e lettori i problemi che abbiamo di fronte, e si capirà bene il perché del titolo.
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