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Per tutelare ambiente e pendolari va rivista tutta la struttura

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Commentando i dati di Pendolaria 2024 (l’annuale rapporto sul trasporto ferroviario fatto da Legambiente) sul suo blog sul Fatto Quotidiano Dario Ballotta denuncia il fallimento della cosiddetta Cura del Ferro vale a dire l’aumento delle infrastrutture ferroviarie per diminuire il traffico e il trasporto su gomma.
I pendolari che utilizzano i sistemi ferroviari (molti meno che nel resto d’Europa) patiscono ogni genere di inconvenienti anche grotteschi. Se al sud la situazione sconta ritardi storici, anche al nord aumentano i problemi, tra i quali anche quelli derivanti dal conflitto con i transiti dei treni ad Alta velocità nei nodi principali.
Sul settore non sono mancati esborsi pubblici, però i problemi non sono stati risolti.

Il volume di risorse erogato al sistema ferroviario, dal punto di vista infrastrutturale (spesa in conto capitale), si conferma elevato. Minore invece è il volume della spesa corrente trasferita da Stato e Regioni a Trenitalia e ad altre compagnie ferroviarie. Va precisato che i costi di realizzazione delle infrastrutture ferroviarie sono doppi e qualche volta tripli, a parità di infrastrutture, con altri paesi europei. Con la stessa spesa si costruisce meno e in tempi più lunghi. Stessa cosa vale per i costi di produzione dei servizi (km/treno).

Ad ogni “generoso” esodo, incentivato per ridurre l’enorme numero di addetti assunto negli anni ’70 e ’80 con politiche clientelari, si perdevano professionalità che non venivano sostituite da incrementi tecnologici, da efficaci riorganizzazioni aziendali e piani formativi. Aumentavano le esternalizzazioni e gli acquisti di beni e servizi, aprendo una nuova strada alle commistioni politiche e a imprese prive di esperienza ferroviaria (in particolare sulla manutenzione della rete, ma non solo).
La tanto citata da politici e amministratori “cura del ferro” non si è basata quasi mai su un piano con precisi obiettivi da raggiungere: incremento dei passeggeri e delle merci trasportate, alla fine è stata solo una giustificazione per proporre e dare il via a investimenti privi di valutazione costi-benefici.
La soluzione proposta è di riorganizzare completamente le FS, introdurre elementi di concorrenza, mettere a gara i servizi locali, equiparare le retribuzioni tra i ferrovieri.

Ciò andava fatto prima di avviare l’enorme piano d’investimenti ferroviari previsto dal PNRR che al momento sta provocando solo danni. Cantieri aperti più della capacità di investimento, tempi lunghi di realizzazione, chiusura di intere linee, rallentamenti.


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