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Quando una serie TV può fare cultura: il caso “Shtisel”

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Su Micromega è pubblicata una recensione di Silvano Curcio della serie TV “Shtisel”, che racconta la vita quotidiana di una grande famiglia ebrea ultraortodossa haredi dei nostri giorni. La serie è stata trasmessa per la prima volta in Israele nel 2013, ripresa da Netflix solo nel 2018 con enorme successo: la terza stagione è uscita questa primavera.

 Per cercare di far emergere ed interpretare quelle che forse sono le ragioni vere e invarianti del suo successo totalizzante (una vera e propria “Shtisel-mania” a livello nazionale e mondiale), occorre scavare un po’ più a fondo. […]

Analizzando, ad esempio, Shtisel innanzitutto come “meta-serie” che consapevolmente mette in scena tutto e il contrario di tutto sulla comunità ultraortodossa protagonista della storia. Dalla tormentata introspezione delle contraddizioni etiche e sociali, alla rappresentazione anche autoironica dei “tic” comportamentali indotti dal credo religioso. Dalla lotta giornaliera per resistere alle “tentazioni” della modernità consumistica, al dissidio tra le propensioni naturali e le ferree regole imposte di vita e di comportamento. Dall’antagonismo generazionale non più nascosto tra genitori e figli, al conflitto dirimente tra l’autoreferenziale identità comunitaria e l’identità laica nazionale.

Immagine da Pixabay


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