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Robodoc

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

Su Il Tascabile, le riflessioni di Nicola Carella sugli effetti prodotti dai rapidi processi di automazione riguardanti il sistema sanitario tedesco e sui pericoli connessi alla ricerca del profitto nel campo della salute.

Se oggi doveste farvi operare in un ospedale tedesco, poco prima di addormentarvi cullati dall’anestesia, vi accorgereste probabilmente che manca un chirurgo in carne ed ossa. Al suo posto c’è un insieme di morse, tubi e sensori: un robot. In Germania, in oltre 700 cliniche, le operazioni chirurgiche, persino quelle più lunghe e delicate, vengono eseguite oggi da “da Vinci”. Da Vinci è il nome di una serie di robot sviluppati grazie a un progetto attivo dal 2011 nella Fachhochschule Wiener Neustadt, pieno di fondi e perciò in continuo miglioramento. La notizia potrà sembrare una curiosità, un po’ come i robot che dagli anni Ottanta vengono mostrati nelle fiere hi-tech giapponesi per dare un’idea di futuro e poi non entrare mai davvero nella nostra quotidianità. E invece il chirurgo-robot sta diventando una figura usuale negli ospedali tedeschi, tanto da aver ridotto, insieme al resto del processo di automazione ospedaliera, di oltre il 20%, in soli tre anni le richieste di personale medico specializzato in medicina interna (dati dell’Agentur für Arbeit). Il progetto da Vinci infatti è solo la punta di un iceberg. Il robot, che sostituisce la presenza fisica durante l’operazione dei medici chirurghi (comunque responsabili in remoto delle sue operazioni), va compreso nel contesto di  processo rapidissimo e profondo di rivoluzione della sanità tedesca.

Immagine da pixabay.


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