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Le fabbriche cinesi e la robotica

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Su suggerimento di @Charles Dodgson.

 

Nella Repubblica Popolare Cinese, e piú precisamente nella città industriale di Dongguan, la Shenzhen Evenwin Precision Technology Co. vuole dar vita alla prima fabbrica totalmente automatizzata al mondo, rimpiazzando la manodopera operaia del 90% con circa 1000 robot. La motivazione principale è quella di una mancanza della forza-lavoro specifica dell’area:

According to Guangdong’s Department of Human Resources and Social Security, the province is facing a shortage of 600,000 to 800,000 workers. Dongguan alone has a labor gap of more than 100,000. (da China Daily)

Tutto ciò in effetti è parte di un disegno molto più ampio: in tutta la Cina la manodopera inizia quantitativamente a diminuire, il costo del lavoro è in crescita, i cinesi non sono più motivati a lavorare in fabbrica (anche a causa di un’istruzione migliore del passato), l’età media è aumentata ed è diminuita l’emigrazione dalle campagne. Si ha quindi il paradosso che le fabbriche ricercano operai, mentre la disoccupazione dei giovani è in aumento, perché questi ricercano lavori “da ufficio”, avendo conseguito un percorso di laurea.

Inoltre, i costi di produzione sono troppo alti rispetto alle necessità di profitto del settore manifatturiero. Questo articolo del Washington Post del 2012, infatti, sottolinea proprio come la regione del Guangdong fosse in quel periodo di fronte alla necessità di modificare il proprio assetto industriale per sopravvivere.

Nel Guangdong è presente la città industriale di Dongguan, la città-fabbrica cinese, quindi il “cuore pulsante” della produzione nazionale:

Dongguan, the city known as the “world’s factory” even within China, is home to more than 10,000 foreign-invested enterprises and one of the largest global manufacturing bases. However, 30 years ago the city was just a collection of villages and towns spread out over 2,500 square kilometers on the Pearl River Delta.

Thanks to the “reform and opening-up” introduced in 1978, generous fiscal support from both the central and local government has transformed the former farm town into one of today’s leading global manufacturing centers. In 2012, the city’s GDP alone exceeded the RMB500 billion benchmark for the first time; registering at RMB501 billion (US$80 billion).

Per risolvere entrambi i problemi – la scarsità dei lavoratori e i costi di produzione dovuti all’impiego umano – il governo cinese ha avviato un progetto che dovrebbe rimpiazzare gli umani con i robot. Un progetto presentato in questo video del New York Times, in cui poi si sottolinea anche come il problema della forza lavoro potrebbe non risolversi con la sostituzione dei lavoratori:

A few low-tech industries, like garment manufacturing, are moving from China to places that still have very low wages, like Bangladesh. But many industries, particularly electronics, are still moving factories to China. That is because so many of the parts suppliers are now in China that it is often more costly to do assembly elsewhere.

So although building robots to replace workers is seldom cheap, a growing number of companies are finding it less costly than either paying ever-higher wages in China or moving to another country.

 

Immagine da Wikimedia Commons


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