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L’impatto delle sanzioni di Trump: il caso dell’alluminio

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AAcura di @Saburo.

Le sanzioni imposte dall’amministrazione Trump dall’inizio Aprile contro una serie di oligarchi russi e società ritenute legate al Cremlino ha avuto come bersaglio speciale Rusal, gigante russo dell’alluminio. Lo scopo di tali sanzioni è rivitalizzare l’agonizzante base produttiva dell’alluminio negli USA, dove le fonderie arrancano con un tasso di utilizzo della capacità produttiva attorno al 40%.

L’impatto di queste sanzioni si è fatto sentire in tutto il mondo, vista l’importanza di Rusal per l’approvvigionamento sia dell’alluminio, sia dell’ossido di alluminio (precursore dell’alluminio, ed esportato in grandi quantità da Rusal). Il prezzo dell’alluminio al London Metals Exchange è cresciuto più del 30% a partire dal 6 Aprile, giorno in cui sono state annunciate le sanzioni, raggiugendo il livello piu’ alto negli ultimi 7 anni.

Diverse aziende europee che dipendono dall’alluminio o dall’ossido di alluminio prodotto da Rusal hanno dichiarato lo stato di emergenza (“force majeure”) per l’incapacità di soddisfare gli ordini, con ripercussioni su tutte le aziende che dipendono dall’alluminio russo, include le case automobilistiche europee, vista anche la difficoltà nel cambiare fornitore di un materiale strategico in breve tempo.

 

 

Immagine da pixabay.


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