un sito di notizie, fatto dai commentatori

Soffrire con il sorriso sulle labbra

0 commenti

Il Tascabile pubblica un estratto da Il nostro desiderio è senza nome, il primo dei volumi sugli scritti politici del compianto Mark Fisher pubblicati dalla casa editrice indipendente Minimum Fax.

I bei vecchi tempi dello sfruttamento, quando al capo interessava del lavoratore solo quel tanto che bastava a produrre una merce che potesse essere venduta per ricavarne un profitto, sono ormai tramontati da tempo. All’epoca lavoro significava annientamento della soggettività, riduzione della persona a impersonale parte di una macchina. Il tempo lontano dal lavoro ormai non esiste più, e il lavoro non si contrappone più alla soggettività. Tutto il tempo è imprenditoriale perché la merce siamo noi, quindi tutto il tempo che non trascorriamo a vendere noi stessi è tempo perso. Perciò, come i personaggi del film Limitless, siamo costantemente alla ricerca di nuovi metodi per aumentare il tempo a nostra disposizione: per mezzo di stimolanti, della riduzione di sonno, del lavoro svolto mentre ci spostiamo… Neanche i disoccupati sfuggono a questa condizione: i test di simulazione del lavoro che oggi sono invitati a compiere per riuscire a ottenere un sussidio sono più che un gesto di preparazione alla futilità del lavoro salariato, sono già essi stessi lavoro (perché cos’è gran parte del lavoro “vero” se non un gesto di simulazione? Non devi soltanto lavorare, ma anche far vedere che lavori, anche quando non c’è nessun vero “lavoro” da svolgere…).

Immagine da Pedro Ribeir Simoes – Flickr.

 

 


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.