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Su libri e traduzioni

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Alcuni articoli sulla letteratura, per l’angolo letterario della domenica: il primo sulla traduzione di Horcynus Orca da nazione indiana.

Moshe Kahn è il letterato e traduttore che per primo ha portato Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo in un’altra lingua. Nella sua carriera ha tradotto in tedesco, oltre a D’Arrigo, autori come Primo Levi, Pier Paolo Pasolini, Roberto Calasso, Luigi Malerba, Beppe Fenoglio, Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Andrea Camilleri. Il lavoro su D’Arrigo ha una lunga storia: prima di approdare alla Fischer Verlag (il romanzo è stato pubblicato nel 2015) Kahn ha lavorato a lungo sul testo, sin dagli anni Ottanta, confrontandosi prima con D’Arrigo, poi con altri intellettuali che, come leggerete sotto, l’hanno accompagnato nella decifrazione e resa per la lingua tedesca. Un lavoro durato più di trent’anni, in emula simmetria al tempo che si prese D’Arrigo per creare Horcynus Orca.

Il secondo sulla biografia di un libro: nel 1941 Gallimard era elettrizzata per la pubblicazione di un racconto di uno sconosciuto algerino, Albert Camus. Con un unico problema: non riuscivano a trovare le bozze.

Il terzo, sul leggere o non leggere, da Chronicle:

Why do you read what you read? Because the literary market chose it for you. That’s why refusing to read is not a badge of shame. It’s the way of the future.

E, l’ultimo, su come la lettura e i libri fossero un segno distintivo nell’antica Roma.

Ancient Rome was gripped by a mania for public displays of reading. Wealthy Romans felt the need to boast of their intellect to the world. Some things never change

 

Immagine in Pubblico dominio da pixabay


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