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Sui problemi della scuola bisogna ascoltare le voci degli studenti

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A cura di NedCuttle21(Ulm)

Nel corso di uno degli incontri previsti dal festival letterario Mare di libri, svoltosi a Rimini, Christian Raimo e la scrittrice Giusi Marchetta hanno avuto modo di ascoltare riflessioni e proposte sulla scuola elaborate da alcuni studenti. Ne parla lo stesso Raimo su Internazionale.

Si parla tanto di scuola, soprattutto in questi giorni a cavallo degli esami finali; ma è raro che a parlarne non siano gli insegnanti, i genitori, i presidi, i ministri, gli editorialisti, insomma gli adulti, e siano invece i ragazzi. Quando capita è un’occasione davvero preziosa. Gli incontri che si sono svolti in un piccolo festival letterario a Rimini, Mare di libri, sono proprio questo genere di occasioni, che nascono da una semplice mossa: a potere intervenire sono solo i minorenni.

In uno di questi incontri dedicato alla scuola, coordinato da Marco Mengone, ho avuto la fortuna di partecipare insieme alla scrittrice e insegnante Giusi Marchetta e a un centinaio di ragazzi. Si è partiti da una questione semplice: la scuola è o non è uno spazio di libertà, e dovrebbe esserlo? Anna, una ragazza al quarto anno del liceo, ha criticato subito una retorica molto in voga: “Dipende cosa intendiamo per libertà. Si dice che la scuola ci deve aiutare a trovare un lavoro, per me deve invece farci conoscere noi stessi e il mondo. ‘La scuola serve per il mondo del lavoro’ sembra la formula della disperazione di chi non ha niente da insegnare di bello”.

Immagine: Rete degli studenti medi


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