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Tempo al tempo (The Doctor’s New Dilemma) [EN]

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A cura di @Guglielma Bon.

Quando le cose funzionano, quando le risposte iniziano a diventare facili, si contraggono i tempi, per diventare più efficienti e produttivi.
Cosa succede quando non c’è un limite definito che identifica lo scadimento del processo? Come si vive a negare il “superfluo”, quell’inquantificabile che forse può far la differenza?
Una riflessione sul NEJM di un medico che deve barcamenarsi tra tempi stretti e qualità di quel qualcosa in più che va sotto il nome di caring.

Per chi vuole un po’ di numeri, per approfondire, c’è questo articolo del 2000 (megacitato) che parla gli effetti della “comunicazione centrata sul paziente” – i pazienti sembrano effettivamente stare meglio, seguire meglio le cure e tornare meno dal medico.
Ovviamente se una cosa sembra funzionare bisogna integrarla senza metterla in opposizione all’approccio precedente: gli effetti positivi del patient-centered care sembrano essere sovrapponibili a quelli di un placebo e questo sta complicando un po’ le cose a chi fa ricerca (i pazienti arruolati in uno studio potrebbero anche essere più “coccolati”).
Anche per questa ragione negli Stati Uniti un polo di ricerca studia specificamente questi effetti, confrontandoli anche con quelli conseguibili seguendo la cosidetta medicina alternativa.

 

Immagine Portrait of Dr. Gachet  Vincent van Gogh [Public domain], via Wikimedia Commons


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