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Tutto a carico della famiglia: come neoliberalisti e conservatori si sono alleati per demolire il welfare state [EN]

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A cura di @Perodatrent.

La Boston Review pubblica un saggio (estratto dal libro Family Values: Between Neoliberalism and the New Social Conservatism di Melinda Cooper) in cui l’autrice traccia un parallelo tra le “Poor Laws” dell’Inghilterra del 1600 e le politiche (e le ideologie che le sostengono) degli Stati Uniti.

“The father and grandfather,” the law stated, “and the mother and grandmother, and the children of every poor, old, blind, lame and impotent person, or other person not able to work, being of a sufficient ability, shall, at their own charges, relieve and maintain every such poor person.”

Secondo l’autrice, gli Stati Uniti sono rimasti storicamente fedeli a questa ideologia, fatta eccezione per una breve parentesi negli anni ’60. L’attuale crisi del debito che gli studenti contraggono per sostenere gli alti costi dell’istruzione universitaria sarebbe l’ultimo effetto di questa volontà di limitare l’accessibilità ai un beni pubblici gratuiti, ristabilendo una “responsabilità della famiglia” nell’ambito del welfare. Il ritorno a questo assetto dopo gli anni ’60 sarebbe stato possibile grazie ad un’inattesa alleanza tra l’ideologia neoliberista e quella dei conservatori sociali.

Secondo l’interpretazione dell’autrice, una delle grandi vittorie della sinistra americana degli anni ’60 fu il superamento della tradizione delle “poor laws” dal sistema di welfare dell’epoca, in particolare quelle che riguardavano il trattamento delle donne non sposate. I conseguenti cambiamenti sociali risultarono però preoccupanti per ampi settori della società statunitense e, dal 1970 in poi, si diffuse una tesi per cui il welfare pubblica stava rendendo le donne troppo indipendenti da mariti e padri, danneggiando così l’istituzione famigliare.

Anche l’economista neoliberal Gary Becker, vincitore del Nobel nel 1992, si unì a questo coro, che lamentava l’espandersi di quelli che erano visti come sintomi della crisi della famiglia: l’aumento dei divorzi e dei capofamiglia donna, il declino delle nascite e l’aumento delle partecipazione delle donne al lavoro retribuito, considerato motivo di conflitto tra i sessi sul posto di lavoro come nel matrimonio.

Se negli stessi anni anche Ronald Reagan, echeggiava argomenti simili, fu però solo con la presidenza Clinton che si giunse a imporre a livello federale una riforma mirata a riportare il welfare statunitense alle tradizioni delle “poor laws”. Secondo Cooper, questa stessa alleanza sociale tra neoliberismo e conservatorismo avrebbe toccato altri ambiti della spesa pubblica: Negli anni ’60 la combinazione tra l’espansione economica (che consentiva ai giovani come alle donne di raggiungere l’indipendenza dalla famiglia) e leggi che favorivano la gratuità dell’educazione superiore era considerata da alcuni la causa del disordine e del radicalismo nei college e nelle università. Per questo motivo, politiche neoliberiste con scopi di conservatorismo sociale furono applicate anche all’istruzione superiore.

Neoconservatives and neoliberals were in agreement that the student movement could be neutralized only if free tuition was abolished and familial responsibility reinstated, but neoliberals found a way to soften the blow by simultaneously calling for an expansion of consumer credit markets.

La combinazione tra la riduzione dei finanziamenti pubblici all’istruzionesuperiore e la diffusione dei mutui per studenti e l’aumento delle tasse universitarie, spiega Cooper, avrebbe portato all’aumento dei debiti che gli studenti si trovano oggi a dover restituire dopo la laurea.

Immagine da Wikimedia.


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