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Un’intervista a Makkox

Un’intervista a Makkox

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Un intervista a Makkox sull’Huffington Post italiano. Il fumettista parla di una vignetta che è piaciuta a Mattarella ma soprattutto del se stesso prima del successo, della rabbia che provava, della voglia di disegnare e di come comprenda la rabbia di chi oggi si fa rappresentare dalla destra.

Disegnava già?

Continuamente. Nel mio gabbiotto, durante i momenti di pausa, riempivo i grandi fogli impolverati del planning che avevo sulla scrivania. Quando i camionisti passavano a ritirare la ricevuta, mi dicevano: “Me lo regali?”

 

Avevo dentro una rabbia enorme. Per questo sono empatico con gli arrabbiati di oggi, che scelgono di essere rappresentati dalla destra. Non dico che li capisco. Però, ho provato l’odio che provano loro. Più era difficile farcela economicamente, più cresceva la frustrazione che avevo dentro. E bestemmiavo il livore sugli altri. Dividevo l’umanità in categorie e gli scagliavo contro la colpa del mio malessere.

Per esempio?

Non c’erano ancora gli immigrati. Odiavo sopratutto – come tutti gli altri dalle mie parti – i napoletani. Li consideravo sporchi, imbroglioni, ladri, inaffidabili, sempre a vendere quei cazzo di calzini in giro, nei parcheggi, sulla spiaggia, ovunque. Li avrei presi tutti a calci in culo. Ero matto.


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