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Un mondo senza numeri: la discalculia [EN]

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Il 7 luglio 2022 al Bar Collante è apparso un commento riguardo uno studente di fisica che sarebbe anche stato discalculico – con tanto di diagnosi certificata.

Tra le altre cose ci si chiedeva cosa ci facesse a fisica.

Rispetto alla dislessia, sua collega più famosa, la discalculia, pur essendo ugualmente un Disturbo Specifico dell’Apprendimento inserito nella Legge 170/2010, è meno nota a livello generale, quindi anche a livello scolastico risulta più complicato supportare gli studenti con questa condizione.

In questo video (con sottotitoli in inglese) il professor Brian (Brian, non Brain, mi raccomando) Butterworth spiega cos’è la discalculia e qualcosa di ciò che comporta.

La discalculia è una condizione congenita che colpisce tra il 3% ed il 6% della popolazione

La differenza tra essere discalculici ed essere pessimi in matematica, dice il professor Butterworth, è che si possono avere molte ragioni per essere pessimi in matematica, ma quando queste vengono eliminate un discalculico farà comunque moltissima fatica

a fare quello che tutti gli altri nella sua classe riescono a fare: eseguire semplici operazioni aritmetiche.

In quest’altro video di TEDx (sottotitoli inglesi generati automaticamente), Line Rothman porta la sua testimonianza di com’è la vita di una persona che non ha comprensione intuitiva dei numeri e dell’aritmetica.

Oltre alla (forse un po’ scontata) fascinazione di fronte all’incomunicabilità dell’esperienza tra persone che nascono con l’intuizione numerica e di persone che, invece, ne nascono prive, è interessante soffermarsi a pensare quanto il nostro mondo, adesso, è basato sui numeri e sulla descrizione matematica delle cose e quanto questo può risultare strano o disorientante per alcuni.

Quando dico alle persone che soffro di discalculia e di come questa influenzi la mia comprensione dei numeri (o la sua mancanza), mi viene regolarmente chiesto “E qual è la percentuale di popolazione mondiale affetta?”

Spoiler: si può vivere bene e con successo anche mettendoci un minuto e mezzo a leggere le lancette dell’orologio.

 


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