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Un paese che preferisce farsi del male pur di non cambiare

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Su suggerimento di @Lowresolution.

Il disastro dell’ATAC e il blocco di Pompei sono analizzati da Fabrizio Forquet sul Sole24ore come simboli di un paese pigro e indolente, perso ostinatamente nei suoi vizi e antichi privilegi, che non vuole in nessun modo cambiare anche a costo di farsi molto male da solo. Politici e dirigenti incapaci, organizzazioni e servizi pubblici allo sbando, inefficienze intollerabili, debiti spaventosi, abuso dei diritti sindacali e delle immunità dei dipendenti pubblici. Una fotografia di un disastro civile e culturale ancora prima che economico e politico, da cui sembra sempre più difficile uscire.

Come ha documentato l’Ufficio studi di Mediobanca, il Comune ha già versato oltre un miliardo nelle casse sempre più vuote dell’azienda capitolina. È chiaro che, in queste condizioni, anche annunciare una possibile apertura a quote di minoranza di privati non ha alcun senso.

Chi mai metterebbe un euro in un disastro del genere senza poter mettere bocca nelle scelte aziendali? Chi mai investirebbe in un’azienda dove il solo esercito di dipendenti, oltre undicimila, divora più di 500 milioni all’anno? Dove i macchinisti guidano per 736 ore annue, mentre a Napoli lo fanno per 850 e a Milano per 1.200.

Immagine tratta da flickr.


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