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Un’università classista

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Su Doppiozero, Pasquale Palmieri propone una riflessione sull’università nel nostro Paese.

Mi capita da tempo di imbattermi, durante le sedute di laurea, in genitori o parenti che cercano un candidato che non c’è. Tante studentesse o studenti non hanno il coraggio di rivelare alle famiglie il reale stato del loro percorso accademico, costellato di esami non superati o mai sostenuti. Imprigionati dai recinti costruiti sulle bugie, questi giovani annunciano lauree che non avranno mai luogo e nel giorno della festa preferiscono scomparire, vivendo ansie indicibili e trasmettendole anche ai loro cari. Talvolta riappaiono a distanza di settimane e decidono di ricominciare a vivere rinunciando per sempre all’università. Solo in rari casi riprendono gli studi.

La nostra università è triste, ingiusta, vuota, inefficiente, nonostante gli sforzi individuali delle molte brave persone che ci vivono dentro. Pur essendo sempre più costosi, i corsi di laurea perdono da decenni quasi 8 studenti su 10. Gli atenei non hanno alloggi dignitosi, costringono gli iscritti a un logorante pendolarismo o a vivere in appartamenti fatiscenti con affitti insostenibili.

L’autore propone anche di rivalutare la didattica a distanza:

Ad esempio, abbiamo mai provato a chiedere a uno studente se preferisce partecipare a un corso on line o sedersi sul pavimento in un’aula da 500 posti, senza la possibilità di interloquire con l’insegnante o con chiunque altro?

A proposito della rinuncia agli studi:

La rinuncia agli studi è la triste costante della mia vita di studente e di quella di docente. Mi chiedo spesso, nei miei periodici grovigli di rimorsi, cosa riesco a dare alla vita di queste persone. Un contributo minimo, con ogni probabilità.

In conclusione:

La nostra università non è selettiva né di massa. Non promuove l’inclusione, solo in casi sporadici (e fortunosi?) valorizza l’eccellenza. Non favorisce la mobilità sociale o la circolazione del sapere, ma si limita solo a confermare e autenticare le gerarchie esistenti. È lo specchio di una società ingiusta, lacerata da grottesche disuguaglianze. È semplicemente e atrocemente classista.

Il sistema universitario – insieme all’intero sistema scolastico – va ripensato dalle fondamenta

Immagine da Pixabay.


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