Dario Aquaro e Giovanni Parente su Il Sole 24 Ore commentano la riforma della riscossione dei crediti tributari.
Incassare multe e tasse non pagate spontaneamente è sempre stato un tema spinoso in Italia. Il Rendiconto generale dello Stato (PDF — pagine 134 e ss.) illustra una situazione di estrema difficoltà: nel quinquennio 2018–2022, di fronte a «carichi» per 356 miliardi di euro, solo il 12,3% è stato riscosso. La resa degli sforzi per vedere il credito pagato varia molto sia su base territoriale ma anche da ente a ente:
All’inizio del 2023 il monte crediti insoluti ha raggiunto una cifra pantagruelica: più di 1,1 bilioni (1.153 miliardi) di euro totali in tasse e multe non riscosse.
Il governo, attraverso la «delega fiscale», vuole affrontare questa situazione in due modi. Come prima cosa fare un repulisti dei crediti in essere, rimuovendo posizioni inesigibili (contribuenti deceduti, società cessate o già in procedure concorsuali) o difficilmente recuperabili (nessun bene aggredibile, irreperibili esteri, etc.). Dopo la mannaia iniziale, la revisione sarà continua:
L’operazione di pulizia del magazzino passerà dal “discarico automatico” delle quote non riscosse, al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello dell’affidamento. Con temporanea esclusione delle quote per cui sono in corso procedure esecutive o concorsuali, accordi di ristrutturazione o transazioni fiscali o previdenziali, e di quelle interessate da dilazioni di pagamento e con possibilità di discarico anticipato in assenza di cespiti utilmente aggredibili o di azioni da avviare.
La normativa prevede anche un affido a concessionari privati, a fronte di una percentuale sul recuperato.
Il secondo intervento si focalizzerà sul miglioramento dell’efficienza vera e propria. Il Governo punta tutto su una selezione a monte dei crediti (partendo dalle pratiche più grosse e di più facile riscossione) e su tempi più celeri. Quest’ultimo sforzo non solo per incamerare prima le somme dovute, ma anche per ottenere risultati migliori (tanto più tardi si avviano le procedure, tanto è minore la probabilità di recuperare il denaro).
L’accelerazione della riscossione, invece, passerà per il tempestivo tentativo di notifica della cartella, non oltre il nono mese successivo a quello di affidamento del carico. Ma all’orizzonte c’è un’operazione più ampia: il progressivo superamento dello strumento del ruolo e della cartella di pagamento per gli importi da affidare all’agente della riscossione, «al fine di anticipare l’incasso, da parte di quest’ultimo, delle somme dovute dal debitore, riducendo i tempi per l’avvio delle azioni cautelari ed esecutive», anche attraverso la semplificazione dell’accertamento esecutivo (si veda l’articolo a lato). Sempre per garantire una maggiore rapidità dell’azione di recupero, verrà anche esteso il termine di efficacia degli atti di riscossione.
Le linee guida della delega prevedono «princìpi di efficacia, economicità e imparzialità e verso obiettivi di risultato», l’attuazione dei prossimi mesi dirà quanto il Governo voglia essere ambizioso nei fatti.
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