Su Internazionale un articolo mette in luce come gli psicologi stiano studiando l’impatto del cambiamento climatico e degli eventi calamitosi sulla salute mentale, rilevando l’insorgere di fenomeni come l’ecoansia, la solastalgia e l’ecoparalisi che colpiscono molte persone.
L’ecoparalisi é un termine che descrive il senso di impotenza e la perdita di speranza e motivazione di fronte ai cambiamenti climatici. Questo stato può manifestarsi quando le persone si sentono sopraffatte dall’entità del problema e non riescono a trovare modi efficaci per affrontarlo. L’ecoparalisi è strettamente legata all’ecoansia, che è una forma di ansia legata alla crisi cliamatica e all’impatto negativo sull’ambiente. Queste emozioni possono portare ad una sensazione di stasi e inazione, rendendo difficile per le persone agire per migliorare la situazione ambientale. La solastalgia è un concetto introdotto dal filosofo australiano Glenn Albrecht nel 2003. Deriva dalla parola latina “sōlācium” (conforto) e dalla radice greca “algia” (dolore), e si riferisce al senso di malinconia e disagio emotivo provocato da cambiamenti ambientali avversi nel proprio ambiente abituale. È il dolore interiore che si sperimenta quando il luogo in cui si vive subisce trasformazioni percepite come negative, quali il riscaldamento globale, la deforestazione o altre modifiche ambientali. Questa condizione emotiva può causare sentimenti di impotenza, tristezza e una perdita dell’identità connessa al proprio luogo d’origine.
In Italia, gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti, con quasi 1.900 eventi nei primi nove mesi del 2024, tra cui nubifragi, grandinate e tornado. Questi fenomeni, come le alluvioni in Emilia-Romagna e Toscana e la siccità in Catalogna, hanno avuto gravi conseguenze psicologiche e materiali sulle comunità locali.
Per quanto riguarda le alluvioni, invece, la sintomatologia è legata soprattutto al trauma: “Dai dati emergono punteggi elevati nella scala che misura i sintomi del disturbo post-traumatico da stress, e anche in quella ansioso-depressiva”, racconta Innocenti. “I fattori scatenanti vanno dai traumi fisici, come le ferite o le bruciature, ai traumi psicologici, come il fatto di vedere la propria casa distrutta, i propri ricordi ingoiati dal fango o semplicemente assistere a scene di distruzione del proprio territorio”.
Emozioni acute o durevoli sono tra le conseguenze di questi disastri:
“Gli effetti sulla salute mentale variano in base al tipo di evento climatico e alle tempistiche e modalità con cui si scatena”, spiega Matteo Innocenti, psichiatra dell’Associazione italiana ansia da cambiamento climatico (Aiacc), che attraverso un questionario e delle interviste di approfondimento ha realizzato un’analisi delle emozioni ambientali in Italia e Spagna. “Gli eventi climatici improvvisi come le alluvioni causano emozioni acute, mentre i mutamenti più lenti del paesaggio fanno insorgere emozioni che durano nel tempo. Come se la velocità di cambiamento del nostro stato d’animo rispecchiasse la rapidità della trasformazione del paesaggio che ci circonda”.
Il legame con la natura e il sostegno delle reti sociali possono però aiutare le persone a superare i traumi legati ai disastri naturali.
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