Su suggerimento di @Lowresolution.
Con i terremoti degli ultimi tempi si è diffusa attraverso i social network una “bufala” complottistica secondo cui la magnitudo di un terremoto venga declassata dopo la prima segnalazione per non pagare i danni ai cittadini. Ancora con il terremoto che ha colpito Norcia, la bufala è stata ripresa dalla Senatrice cinquestelle Enza Blundo sulla sua pagina Facebook (ora cancellata). In questo caso il Movimento dopo la diffusione sulla stampa e un commento su Facebook di Enrico Mentana, si è dissociato dalle parole della senatrice: “non ci rappresenta”.
Come spiega La Stampa, il riferimento dei complottisti è a un articolo del decreto legge varato dal Governo Monti n.59/2012 che escludeva l’intervento statale per i danni alle costruzioni derivanti da calamità naturali. Articolo poi sparito nella legge di conversione approvata dal Parlamento. Inoltre i complottisti confondo scale diverse: l’ordinamento italiano stabilisce che l’entità dei risarcimenti da parte dello Stato viene quantificata mediante la scala Mercalli (MCS – Scala Mercalli-Cancani-Sieberg) che misura l’intensità dei terremoti sulla base dei danni riportati da beni mobili, immobili e persone e non con la magnitudo del sisma misurata con la scala Richter (Magnitudo Richter ML).
Come avviene misurato un terremoto: un post sul sito INGV spiega bene che si tratta di un processo che sei sviluppa in due / tre momenti differenti: in 2-5 minuti con misurazioni automatiche e successivamente con verifiche manuali. Questo spiega perché i dati possono variare.
Su l’Espresso si parla di un paese che non riesce ad accettare la ragione e il pensiero scientifico, e che si rifugia dietro teorie complottistiche e pseudo-scienze. Oltre a crescente sfiducia verso le istituzioni e il “sistema”, tutto questo rivela un profondo pregiudizio antiscientifico e antimoderno.
Il pensiero antiscientifico nelle sue diverse forme non è quindi confinato in una nicchia, ma è anzi legittimato da esponenti istituzionali, intellettuali e vip che contribuiscono a diffonderlo. E trova terreno fertile in una popolazione arrabbiata e sfiduciata da anni di crisi, con scarsi anticorpi culturali. Secondo l’ultimo rapporto Piaac dell’Ocse , gli italiani tra i 16 e i 65 anni si collocano all’ultimo posto su 24 paesi occidentali quando si parla di “competenze alfabetiche”, la capacità cioè di “comprendere, valutare, usare ed essere impegnati nella lettura di testi scritti al fine di partecipare alla vita sociale e sviluppare conoscenza”. E quanto possa essere dannoso lo si scopre ogni volta che la terra trema.
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