su suggerimento di @Uqbal
Un articolo dell’esperto bielorusso di nuovi media Evgeny Morozov affronta il dibattito sul possesso dei dati e del conseguente sviluppo di intelligenze artificiali, ristretto a poche grandi aziende per lo più americane.
Nonostante questo tema possa, secondo Morozov, offrire un terreno favorevole al populismo di sinistra, le proposte avanzate sinora, tra gli altri, da Bernie Sanders ed Elizabeth Warren sono insoddisfacenti, perché mirano soltanto a dividere le aziende più grandi, frammentandone il possesso dei dati.
Tuttavia, ammassare dati serve, perché senza la necessaria massa critica non si possono sviluppare intelligenze artificiali utili ed efficaci, ma d’altra parte questo determina un problema di oligopolio. Un semplice anti-trust non può bastare. Dice Morozov:
“In mancanza di una politica statale attiva sulle intelligenze artificiali, un mercato veramente competitivo non sarà mai in grado di soddisfare le aspettative, che sono enormi, perché sarà troppo frammentato per creare profitto dei dati nella loro totalità. Inoltre, non riuscirà neppure a fornire quei beni a basso prezzo da cui i consumatori – a fronte di salari sempre più bassi – ormai dipendono. La retorica della competizione benefica non può essere al cuore del populismo economico del ventunesimo secolo. Un programma migliore per i populisti di sinistra sarebbe insistere che i dati sono un bene infrastrutturale essenziale e che, perciò, dovrebbe appartenere a tutti noi. Non dovrebbe essere, insomma, rivendicato, posseduto o gestito da società private”
Immagine da Megapixel.
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