A cura di @NedCuttle21(Ulm).
Un articolo a firma di Simone Stefanini pubblicato su Rockit ripercorre la storia di …intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film, l’album di esordio del cantautore bolognese Luca Carboni, pubblicato dalla casa discografica RCA Italiana nel gennaio del 1984.
Narra la leggenda, che poi magari leggenda non è, che gli Stadio abbiano letto un testo di Carboni, giovane bello e maledetto, lasciato all’Osteria da Vito a Bologna (storico luogo di ritrovo dei cantautori) e se ne siano innamorati, arrivando a proporre al ragazzo di scrivere un testo per il loro primo album del 1982. Ai tempi la discografia funzionava e c’era tutto il tempo per sperimentare nuovi talenti, quindi grazie all’incontro con Curreri, Lucio Dalla e Ron, Luca Carboni riesce a registrare il suo primo album che li vedrà tutti presenziare in qualità di musicisti (Dalla con lo pseudonimo di Domenico Sputo), insieme ad alcuni musicisti che accompagnavano Claudio Lolli e da Jimmy Villotti, sessionman per Dalla, Guccini e Paolo Conte. È una squadra spettacolare, una vera super band, di conseguenza il disco è nuovo, giovane e strepitoso. Ascoltate oggi le linee di basso, vere cartine tornasole della musica figa negli anni ’80: quello è il modo di far muovere gli istinti degli ascoltatori. Ci sono le tastierine, i synth ma anche la chitarra, mai invadente e c’è la voce di Luca che sembra sempre sul punto di rompersi o di mandare tutti a cagare.
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