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Abitare l’intreccio del mondo vivente

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Su Il Tascabile Sofia Belardinelli ci offre qualche cenno sulla simbiosi mutualistica e come essa possa cambiare i nostri orizzonti nella visione dell’evoluzione, andando oltre a una idea di feroce competizione darwinistica.

Uno dei predatori più temuti dall’afide verde del pisello (Acyrthosiphon pisum), un piccolo insetto che vive su diverse leguminose, tra cui proprio la pianta dei piselli, è la vespa parassitoide. La migliore difesa che l’afide può mettere in campo contro di essa è un altro organismo, che vive (come endosimbionte) all’interno del corpo dell’afide stesso: si tratta del batterio Hamiltonella, che è però in grado di fornire al suo ospite l’immunità solo qualora, a propria volta, sia già entrato in contatto con un virus batteriofago incorporandolo nel proprio genoma batterico. Si tratta di un’incredibile strategia di difesa multispecie, in cui tre diversi organismi – un virus, un batterio e un insetto – collaborano sinergisticamente per scongiurare l’eventualità che il predatore abbia la meglio.

La controversa microbiologa americana Lynn Margulis riconobbe l’importanza nei meccanismi dell’evoluzione di questi fenomeni già nella seconda metà del secolo scorso.

Le sue teorie furono a lungo giudicate dalla comunità scientifica con grande scetticismo, persino con scherno. A quel tempo, infatti, dominava incontrastato nella biologia evoluzionistica il paradigma teorico della Sintesi Moderna, una nuova comprensione dei meccanismi dell’evoluzione darwiniana nata dalla scoperta del ruolo centrale svolto dalla genetica nella trasmissione dei tratti di variabilità sui quali la selezione naturale si esercita.

All’epoca del lavoro della Margulis a dominare il dibattito nella biologia evoluzionistica erano concetti come la genetica di popolazione, l’individuo o persino il singolo gene, la competizione come meccanismo del cambiamento evolutivo. Lynn Margulis aveva invece una visione che andava controcorrente rispetto a questa interpretazione.

La vita si basa sulla cooperazione, scriveva la biologa, piuttosto che sulla competizione: dallo sviluppo individuale (ontogenesi) fino ai fenomeni macroevolutivi come la speciazione, tutto dipende in primo luogo da una pacifica collaborazione tra viventi, che si realizza spesso sotto forma di unioni simbiotiche.


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