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Camminare: un atto rivoluzionario?

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Si va affermando, con i tempi a lui consoni, un nuovo modo di fare fare turismo che ricerca il contatto ed il rispetto della natura, la conoscenza del territorio, il benessere psicofisico, il risparmio economico, ritmi di vita più lenti ed umani: camminare. Su L’Essenziale Luca Martinelli dedica un articolo a quest’attività e ai suoi benefici: scoprire il territorio, cercare benessere fisico ed emotivo, promuovere stili di vita alternativi.

In Italia si contano almeno un’ottantina di “cammini” segnalati ed organizzati che percorrono in lungo ed in largo la penisola. Si possono percorrere in 3/4 giorni, come anche in 3 settimane, contando su una rete di strutture che possono offrire ristoro ed ospitalità.

Il più famoso è la Via Francigena che entra in Italia dal Passo del Gran San Bernardo, scende fino a Roma, a piazza San Pietro e prosegue poi lungo l’Appia antica fino a Brindisi. Ma c’è anche la via degli Dei tra Firenze e Bologna, il cammino delle terre Mutate tra Fabriano e L’Aquila, la via di Dante, tra Firenze e Ravenna o il Sentiero del Viandante da Lecco a Colico lungo “Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno…”

L’elenco è molto lungo e vario, come vari e ricchi sono i panorami che si possono ammirare, ma meglio ancora sono gli incontri lungo la strada con gente del luogo che difficilmente ha timore di singoli o di compagnie di persone che transitano su strade di campagna portandosi sulle spalle uno zaino.
I camminatori italiani sono per la maggior parte ultracinquantenni, ma dati di una ricerca recente ci dicono che la pandemia ha fatto avvicinare anche i più giovani a questo tipo di esperienza turistica e culturale.

Il ministro della cultura Franceschini ha già istituito l’anno dei cammini (2016) e pare che questo sia stato importante per dare slancio a questo tipo di turismo.


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