Kohei Saito è uno studioso giapponese, noto soprattutto per il suo lavoro sull’intersezione tra teoria marxista, ambientalismo ed ecologia. La sua ricerca si concentra in particolare sulla crisi ecologica globale e su una risposta socialista alle questioni ambientali.
Alcune delle sue opere principali sono «L’ecosocialismo di Marx» e «Il Capitale nell’Antropocene» in cui esplora il punto di vista di Karl Marx sulla natura e sull’ecologia. Saito sostiene che la critica di Marx al capitalismo ha profonde implicazioni per la comprensione del degrado ecologico e la necessità di un approccio socialista alla soluzione dei problemi ambientali.
Kohei Saito nel corso degli anni è diventato un autore molto influente negli ambienti culturali della sinistra globale e popolare nei circoli progressisti, vedasi l’incontro con la segreteria del Partito Democratico, Elly Schlein.
Su Unherd sono stati , a proposito, pubblicati due articoli sulla questione capitalismo, socialismo ed ecologia.
Uno da Kohei Saito stesso, in cui viene argomentato che l’idea di salvare il pianeta con il capitalismo e la fiducia nella tecnologia siano folli, perché le idee stesse di crescita e il consumo senza limiti sono destinati a far pagare il conto ai più deboli.
l’Occidente si stia illudendo che la tecnologia verde e la crescita sostenibile possano risolvere la crisi climatica senza affrontare il vero problema: il capitalismo stesso.
I leader occidentali, da Biden a Starmer, promuovono il Green New Deal come soluzione miracolosa, promettendo una transizione verso un’economia verde attraverso investimenti in energie rinnovabili e veicoli elettrici. Tuttavia questo sforzo è destinato al fallimento, poiché richiederebbe una trasformazione completa di ogni risorsa che utilizziamo, dalle macchine agricole al cemento.
La transizione verde, inoltre, sta già causando gravi danni al Sud globale. L’estrazione del litio in Cile per le batterie delle auto elettriche consuma enormi quantità di acqua, mentre nelle miniere di cobalto in Congo lavorano migliaia di bambini. Le tecnologie di cattura del carbonio richiederebbero terreni agricoli vastissimi, compromettendo ulteriormente la sicurezza alimentare dei paesi più poveri.
L’autore trova la soluzione negli ultimi scritti di Marx, dove il filosofo riconobbe che il progresso tecnologico e il produttivismo stavano distruggendo la Terra. La proposta è di passare a una forma di comunismo che:
- Gestisca democraticamente i beni comuni
- Privilegi l’utilità sociale rispetto al valore di mercato
- Riduca l’orario di lavoro
- Elimini i “lavori inutili” come investment banking e consulenza
- Valorizzi il lavoro di cura e le attività socialmente utili
Thomas Phazi, giornalista e saggista italiano, invece critica fortemente le idee di Kohei Saito, ma sempre da un punto di vista socialista, sempre su Unherd, sostenendo che le fantasie ecoutopiche di certi marxisti siano in realtà un prodotto della società capitalista occidentale.
È innegabile che Kohei Saito abbia toccato un nervo scoperto con il suo «Capitale nell’Antropocene», che propone il comunismo della decrescita come rimedio alla crisi climatica. Il libro ha venduto mezzo milione di copie in Giappone e ora è stato pubblicato in inglese. La sua tesi è semplice: il capitalismo sta distruggendo il pianeta e l’unica salvezza è una società sostenibile e giusta su scala globale.
Saito tenta anche di riabilitare Marx in chiave contemporanea, sostenendo che negli ultimi anni della sua vita il filosofo tedesco avesse abbandonato le sue posizioni “produttiviste” per abbracciare una forma di comunismo più in armonia con la natura. Tuttavia, mentre critica l’eurocentrismo di Marx, Saito cade nella stessa trappola: la sua visione riflette chiaramente le preoccupazioni delle società occidentali affluenti.
La sua ossessione per la crisi climatica come minaccia esistenziale all’umanità è un lusso che possono permettersi solo i paesi ricchi. Per miliardi di persone che vivono in povertà estrema, il cambiamento climatico è ben lontano dall’essere una priorità rispetto a fame, accesso all’acqua e istruzione. Il suo appello alla decrescita globale suona come una forma di eco-imperialismo occidentale.
Inoltre, Saito sembra ignorare la più grande storia del nostro tempo: lo spostamento dell’equilibrio geopolitico verso i BRICS. La sua visione del Sud globale come vittima passiva dell’imperialismo occidentale è antiquata e non tiene conto delle sfide che vengono mosse all’ordine internazionale occidentale.
Tuttavia, sarebbe un errore liquidare completamente il messaggio di Saito. Nelle società occidentali, dove molti vivono vite sempre più precarie e prive di significato, l’idea di una vita più semplice ma più ricca di senso ha un forte appeal, specialmente tra i giovani. Forse Marx aveva ragione: il capitalismo genera i semi della propria fine, non per l’eccesso di produttività, ma per la mancanza di significato che crea nelle nostre vite.
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