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Charlie Hebdo: ne parlo anch’io

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In questi giorni tutti noi abbiamo parlato, letto, commentato i fatti di Charlie Hebdo.

Ci sono arrivate moltissime segnalazioni su come abbiano reagito e cosa abbiano scritto tante persone, intellettuali o artisti o altri che si sono sentiti coinvolti in prima persona dalla vicenda.

Abbiamo pensato perciò di riunirli in un unico post, perché forse è proprio dal raffronto di tutti questi pensieri che possiamo imparare davvero qualcosa in più.

@Andrea A. suggerisce un video dell”intellettuale musulmano Tariq Ramadan, docente di Studi Islamici Contemporanei alla Oxford University, che discute in un’intervista di come inserire all’interno del dibattito nel mondo islamico quest’ultimo attentato. Ramadan pur condannando in maniera vivissima l’attacco punta il dito contro quello che a suo dire è un doppio standard che si ha nella libertà di espressione sostenendo che poco ci si indigna per altre limitazioni (chiaramente minori) avute in passato.

Sempre dello stesso intellettuale potrebbe essere interessante una lunga(25min) intervista che fece qualche tempo fa riguardo all’ISIS: https://www.youtube.com/watch?v=J4J8tsRkFLM

@uqbal suggerisce invece un articolo che paventa il pericolo dell’auto-censura (Je suis charlie? It’s a bit late [EN]): la necessità e la desiderabilità (indiscusse e indiscutibili) di una società multiculturale non devono farci dimenticare che la convivenza civile non si ottiene accettando di ottemperare alla bigotteria di chi si ritiene offeso dalla libertà di parola.

@Varie ed Eventuali ha trovato un video, pubblicato dal New York Times, di una riunione di redazione di Charlie Hebdo del 2006, quando pubblicarono le vignette danesi su Maometto. @fed ha trovato anche la versione coi sottotitoli in italiano, su Internazionale.

Ma non sempre Charlie è stato Charlie: @GiMa ci ricorda la vicenda del disegnatore licenziato per antisemitismo.

Altre riflessioni generate dall’attacco terroristico: @Piwakkio ha trovato la traduzione di una lettera aperta di quattro insegnanti francesi, combattuti fra la sfida alla loro libertà e la responsabilità educativa verso i terroristi “figli di Francia”.

@pinellus sottolinea come alle volte sbandierare la libertà porti a delle incongruenze di metodo, perché siamo tutti Charlie, ma siamo anche fumatori.

E poi ci sono le vicende del comico francese Dieudonné, che ha scritto su Facebook di sentirsi “Charlie Coulibaly“, come ci segnala @13VRZ. Fra l’altro la tournée del suo spettacolo “Le Mur” è stata bloccata dal prefetto di Nantes e viene pesantemente osteggiata dalle autorità, ci dice @Legio-X-Gemina.

Secondo il ministro dell’Interno Manuel Valls – molto semplicemente – gli spettacoli del comico «non hanno nulla della creazione artistica» ma sono soltanto «riunioni politiche in cui Dieudonnè rovescia tutto il suo odio contro gli ebrei»

 

Immagine tratta da Flickr

 

 

 

 

 

 

 


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