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Clima: a Madrid prevalgono gli interessi economici

Clima: a Madrid prevalgono gli interessi economici

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In un lungo articolo pubblicato su Valigia Blu, Emanuela Barbiroglio racconta il fallimento della conferenza sul clima svoltasi a Madrid, provando a spiegare le ragioni per cui la vittima principale delle incomprensioni sarebbe l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi sui meccanismi di mercato delle emissioni e indicando i probabili effetti negativi, in particolare su diritti umani e comunità locali, che potrebbero scaturire dagli attriti registratisi.

La mancata decisione è grave perché lascia ancora in ballo la questione dei diritti umani e dell’impatto che il sistema di compra-vendita può avere sulle comunità locali.

Come spiega a Valigia Blu Chiara Soletti, policy advisor su diritti umani e clima per Italian Climate Network, per salvaguardare la sostenibilità dei progetti si possono menzionare direttamente i diritti umani o introdurre alcuni principi collegati.

Un esempio è anche la transizione giusta (Just transition), che serve per assicurarsi che anche le comunità la cui sussistenza è strettamente dipendente dai combustibili fossili possano convertirsi a un nuovo sistema economico senza rimanere indietro.

«Dal punto di vista della società civile, è sicuramente drammatico che non ci sia stata sufficiente azione per impegnarsi alla riduzione delle emissioni ed è grave che non ci sia un Articolo 6 perché non abbiamo tanto tempo», dice Soletti. «Però avere un testo che non include nessuna salvaguardia dal punto di vista sociale ed ecologico rischia di portare in futuro a errori che sono già stati commessi in passato dal Clean Development Mechanism».

Il problema riguarda da vicino alcune popolazioni indigene che vivono in quelle parti del mondo che sono ancora inesplorate e sono meno protetti. È quello che succede a leader e difensori dell’ambiente che si mettono di mezzo agli interessi di grandi multinazionali o del governo. Secondo Global Witness, 1.738 persone che lottavano per la difesa dell’ambiente sono state uccise tra il 2002 e il 2018 in 50 paesi. Soltanto nelle Filippine, sono 46 quest’anno. In Brasile 10 – di cui l’ultimo è Erisvan Guajajara, un ragazzo di 15 anni ucciso la scorsa settimana nel bel mezzo dei negoziati.

 

 


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