Vito Mancuso, teologo, critica l’omelia di Leone XIV, il papa della Chiesa cattolica.
Poi però ieri mattina sono rimasto colpito negativamente da due passaggi della sua prima omelia, per altri aspetti molto bella (soprattutto quelle parole sullo “sparire perché rimanga Cristo”), e mi è sorto qualche dubbio sulla sua capacità di servire la preziosa logica della complexio oppositorum di cui il nostro tempo ha tanto bisogno.
Mi riferisco dapprima alla sua equiparazione tra l’opinione di chi guarda a Gesù solo come “una specie di leader carismatico o di superuomo” e “ateismo di fatto”; poi a questa sua considerazione che riporto testualmente: “La mancanza di fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco”.
Su mowmag.com, Riccardo Canaletti risponde alle critiche. Canaletti ritiene che Mancuso abbia travisato completamente l’omelia:
Ma per capire l’omelia di Leone XIV forse aiuterebbe comprendere il contesto, neanche così difficile da intuire: parliamo del primo discorso durante una messa del neoeletto capo della Chiesa cattolica. È evidente che il suo punto di vista sia quello della Chiesa cattolica, dove l’ateismo è chiaramente la negazione di Dio e della trinità divina (tre persone un solo Dio). Certo che, in senso lato, potremmo non parlare di ateismo di fatto per un islamico o un ebreo. Ma quel che Leone XIV stava attaccando era l’atteggiamento naïve di chi dice: non sono religioso ma ho una mia spiritualità, non credo in Dio ma Gesù era una bravissima persona. Ma se apprezzi Gesù come Martin Luther King allora sei probabilmente una brava persona anche tu, non una persona credente, almeno in senso cattolico.
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