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Contributi privati, dati di vendita e commercialisti rider

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Abbiamo scritto spesso di come la buona e affidabile informazione sia un “servizio pubblico” fondamentale per le democrazie e le nostre società, e come questo implichi che andrebbero cercati convincenti ed efficaci modi perché sia incentivata anche da contributi pubblici. Ma le difficoltà di questa ricerca di criteri adatti suggeriscono anche che possano essere preziosi dei contributi privati, e che nessuno si debba sentire assolto. Noi siamo abituati a pensare che gli editori e i finanziatori dei giornali lo siano per ragioni di interesse personale: per ottenerne profitti (rari e limitati, di questi tempi) oppure qualche tipo di potere. Ragioni legittime, ma non dovrebbero rimuovere dallo scenario scelte più benintenzionate: il magazine della Columbia Journalism Review ha pubblicato giovedì un lungo ritratto di Laurene Powell Jobs – vedova di Steve Jobs, detentrice di un patrimonio di 22 miliardi di dollari – in cui sono raccontate le sue imprese e i suoi approcci al business dei media. La sua società Emerson ha messo almeno 250 milioni in aziende giornalistiche negli ultimi anni, diventando anche editrice dell’Atlantic, storico e ammirato mensile e sito di news con grandi successi di abbonati quest’anno. L’articolo dice, tra le altre cose: “La maggior parte degli investimenti e contributi recenti di Emerson sono il frutto dell’idea che il giornalismo non sia soltanto un mezzo per affrontare altre priorità politiche ma un problema di per sé che ha bisogno di essere risolto”

 

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