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Diario di una notte passata con chi vive per strada a Roma

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A cura di @NedCuttle21(Ulm),

Internazionale pubblica il racconto di una notte trascorsa nei panni di un senza fissa dimora dal giornalista Giuseppe Rizzo in uno degli spazi della stazione Termini che il comune di Roma ha destinato al cosiddetto piano gelo:

“In tutte le lingue europee tradizionali non c’è

una parola che non abbia connotazioni

denigratorie o paternalistiche nei confronti

dei poveri delle città. Ecco che cos’è il potere”.

Ritratti, John Berger

Alle sei e mezza di una domenica mattina di metà inverno il gelo comincia a sciogliersi e il nero della notte si addolcisce con qualche tono di blu. Roma è ancora sospesa nel torpore del sonno, illuminata dall’arancio dei lampioni. Per le strade di San Lorenzo, il quartiere che confina con la stazione Termini, il silenzio è rotto ogni tanto dai passi di qualche persona, dallo sferragliare di un autobus, dalla zuffa di due gatti randagi. I comignoli sui tetti fumano e le case cominciano a riscaldarsi. Per strada ci sono tre gradi e all’angolo tra via dei Ramni e viale di Porta Tiburtina Omar sta dicendo il suo rosario quotidiano di maledizioni e benedizioni. Alto quasi due metri, spalle secche e mani enormi, ha le braccia tese verso l’esterno, a metà tra un bambino che mima un aereo e un prete che invita alla preghiera.

Immagine da Wikimedia.


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