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Dove andranno i nostri dati sanitari

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A cura di @Guglielma Bon.

I dati delle cartelle cliniche degli italiani rappresentano una miniera d’oro sia per la ricerca scientifica, sia per aziende che lavorano nel campo dell’ITC e delle assicurazioni. La normativa in merito all’uso di questi dati era molto restrittiva.

Con la LEGGE 20 novembre 2017, n. 167  Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea – Legge europea 2017 l’utilizzo di questi dati viene reso molto più libero.

Ne parla questo articolo di Repubblica Economia.

I nostri dati personali, a partire probabilmente da quelli sanitari, potranno finire nelle mani delle multinazionali, a scopi di ricerca scientifica o statistici. Senza bisogno del consenso dell’interessato e senza nemmeno doverlo avvisare.

Il tutto è stato autorizzato, a sorpresa, da due articoli comparsi nella “legge europea 2017” (la 167, con cui l’Italia recepisce obblighi comunitari) uscita in Gazzetta ufficiale la scorsa settimana. Ed entrata in vigore già dal 12 dicembre.

E’ un implicito via libera dell’Italia a un dossier che aveva suscitato grosse polemiche e l’altolà del Garante della Privacy: l’accordo tra il Governo Renzi e l’Ibm per l’uso dei dati sanitari italiani – a partire da quelli della Lombardia – in cambio dell’apertura a Milano del suo centro Watson Health. Di qualche giorno fa anche una lettera della Commissione europea (Direzione generale Concorrenza) al Governo per ottenere chiarimenti sull’accordo, preoccupata tra l’altro che ci possano essere discriminazioni lesive per i concorrenti di Ibm.
Ibm, come tutte le multinazionali tecnologiche, ha bisogno dei dati dei cittadini per alimentare i propri sistemi di intelligenza artificiale, rendendoli più competitivi in quello che tutti gli esperti considerano il business del futuro. L’intelligenza artificiale, alimentata dai big data, per migliorare la sanità, la gestione delle città e delle utility, tra l’altro. Un mercato miliardario, secondo varie stime: 4 miliardi di dollari previsti nel 2017 solo per i big data nella Sanità, secondo Sns Research, con una crescita del 15% annuo fino al 2030.

L’accordo di cui si parla nell’articolo sarebbe un Memorandum of understanding firmato il 31 marzo 2016 da Ivan Scalfarotto e un rappresentante dell’IBM di cui si era occupato anche il Garante per la Privacy.

Sul tema Scalfarotto scriveva:

Agli inizi di aprile dell’anno scorso ero a Boston con Renzi per firmare un importante accordo con IBM, con il quale la multinazionale americana si è impegnata a stabilire in Italia il primo centro europeo di Watson Health per un investimento complessivo di 150 milioni di dollari. Un investimento che tutte le altre filiali europee di IBM avevano provato a portare a casa nei loro paesi e che invece finirà a Milano, a Human Technopole. “We chose Italy because you, just like us, are in the business of creating the future”. Quella frase di Ginni Rometty, la CEO di IBM, ha riassunto per me meglio di ogni altra le buone ragioni del governo Renzi: occuparsi di creare il futuro.

Qui il comunicato di IBM sul nuovo polo Watson Health European Center of Excellence di Milano.

Nel dibattito che ne è seguito è stata coinvolta anche la ministra Lorenzin che ha risposto alle critiche durante il question time in parlamento, ne parla questo articolo di quotidianosanità.

Immagine da Pixnio.


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