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Due critiche a Trump, su geopolitica e riforma fiscale

Due critiche a Trump, su geopolitica e riforma fiscale

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A cura di @GiMa e @Nedcuttle21(Ulm).

Linkiets pubblica un articolo del giornalista Tommaso Canetta sulla politica estera americana da parte di Trump, che non esita a definirlo un “Idiota geopolitico”

La presidenza Trump si sta sempre più caratterizzando come quella di un “idiota geopolitico”, un leader senza una chiara strategia che seguendo il suo istinto (?) prende decisioni di cui evidentemente non gli sono chiare le conseguenze. È vero che il recente declino americano non è interamente imputabile a “The Donald”, e che hanno un grande rilievo gli errori di George W. Bush – tanto in Medio Oriente quanto in Asia – e quelli di Obama. Tuttavia per quantità e qualità quelli concentrati dall’attuale presidente Usa in circa un anno fanno pensare che, se è sciocco ritenere che Trump sia stato eletto grazie a oscure macchinazioni del Cremlino, certo un fantoccio messo lì dagli avversari dell’America difficilmente avrebbe saputo fare di meglio.

Su Lettera 43, un articolo di Gabriella Colarusso sulla riforma fiscale voluta da Trump e appena varata dal congresso:

Ma perché i repubblicani si sono spinti fino a tanto, ben sapendo che nell’opinione pubblica americana la riforma ha registrato un consenso più basso persino dell’Obamacare? Semplice, perché più che di voti, i repubblicani come i democratici hanno bisogno di soldi, come ha chiarito efficacemente a Vox Andrea Campbell, politologo del Mit: «L’opinione pubblica generale non conta. Per vincere la rielezione deputati e senatori hanno bisogno di denaro e di voti, di considerare quindi i loro donatori e la loro constituency. Ma hanno bisogno solo dei voti di un sottogruppo di individui nel loro distretto o stato: le preferenze di altri elettori possono essere largamente ignorate».
È la vittoria di un sistema plutocratico che ha reso i ricchi d’America estremamente influenti sulle decisioni politiche. È, in questo caso, la vittoria dei fratelli Kock e dei grandi donatori repubblicani, convinti profeti dell’ortodossia: meno tasse, meno spesa pubblica, meno welfare per galvanizzare l’economia. A beneficio di chi lo dicono i numeri, con buona pace degli operai del Michigan e dei minatori del Kentucky.


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