Su Avvenire Marco Benedettelli e Moroto Karamoja raccontano di come i tagli all’ UsAID (l’Agency for International Development Usa) impattino in un paese solito fuori dai riflettori dei grandi media.
La dottoressa ugandese Lilly Achayo, program manager di Medici con L’Africa Cuamm, Ong che in Karamoja (una poverissima regione ugandese al confine col Kenya) ha il suo presidio principale al St. Kizito Hospital Matany, fa un resoconto a cosa si sia dovuto rinunciare
cinque medici e infermieri e 56mila dollari per le cure dell’Hiv, mancano i fondi per i volontari di comunità, figure preziosissime che fanno lavoro di base nei villaggi, monitorano focolai, somministrano cure e sensibilizzano, un programma di salute materno infantile in avvio è stato bloccato….
Anche altri operatori di ONG in altre zone del paese confermano che con i tagli spariscono quegli uomini e quelle donne che vanno fra le famiglie, spiegano, distribuiscono farmaci, tengono d’occhio l’allargarsi di febbri o contagi. Non si può più fare prevenzione porta a porta alla malaria o convincere una madre adolescente a partorire in ospedale e non in condizioni di pericolo nella propria capanna.
Ovunque l’interruzione dei fondi sta portando al licenziamento di personale sanitario, dato che la voce di bilancio per la sanità ugandese (750 milioni di euro per un paese di 45 milioni di abitanti) dipendeva per oltre la metà dai fondi UsAID che portava avanti anche progetti in campo agroalimentare o per i diritti umani.
Così il sistema si inceppa. I farmaci per l’Hiv ci sono ancora, ma se mancano le logistiche diventa impossibile muoverli. L’Uganda conta un milione e 200 mila sieropositivi, l’80% riceve gli antiretrovirali tramite Usaid. Monitoraggi, ricerche, vaccinazioni sono in affanno, in una terra che è un crocevia e dove si ripresentano focolai d’Ebola, si diffonde il Mpox (il vaiolo delle scimmie) e malaria e tubercolosi continuano a mietere vittime.
Anche nelle zone meno povere del paese come Entebbe dove Emergency ha allestito un ospedale di chirurgia pediatrica per interventi altrimenti impossibili in paese in cui i pediatri sono figure sconosciute, pur non dipendendo da UsAID, si temono gli effetti indiretti dei tagli sulla sostenibilità del progetto. Il soldi per il sostentamento della struttura infatti
metà li mette Emergency, l’altra metà il governo che però ora senza i fondi americani potrebbe rivedere il suo piano economico» riflette Giacomo Iacomino, il Country director Uganda. E : «È un pensiero che tiene svegli di notte».
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