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#FacebookLeak: molte domande, poche risposte

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Il 3 aprile un ricercatore di sicurezza, Alon Gal, ha segnalato che un leak di dati personali su 533 milioni di utenti Facebook, contenente molti numeri di telefono – già da lui stesso segnalato mesi prima perché dopo essere circolato in modo più underground qualcuno si era messo a venderne l’accesso su Telegram, come allora riportato da Vice – ora circolava liberamente e gratuitamente. “Questo significa che se hai un account Facebook, il numero di telefono che hai usato con l’account è nel leak (was leaked)”, ha twittato
“I dettagli includono: numero di telefono, Facebook ID, nome completo, luogo, luoghi passati, data di nascita, indirizzo email (a volte), data di creazione dell’account, situazione sentimentale, bio”.

La reazione di Facebook e la sua spiegazione
Da dove arrivano questi dati? Sono dati vecchi, nuovi, già riportati sui media in passato? Fuoriusciti quando, come? Su queste domande Facebook non ha dato risposte o ha dato risposte non chiare, al punto che un intero articolo di Wired (Usa) è dedicato a cercare di capire di quale leak stiamo parlando. E sebbene all’inizio Facebook abbia detto che i dati fossero già stati segnalati nel 2019, la conclusione dell’articolo è diversa: “I dati, apparsi per la prima volta nella parte criminale di dark web nel 2019, arrivavano da un breach, una violazione di dati, di cui Facebook all’epoca non aveva rivelato dettagli e che è stata solo pienamente riconosciuta martedì sera in un post sul blog attribuito al direttore del product management Mike Clark.”

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