Il 25 Aprile un’utente ha detto di aver visto sfilare la banda d’Affori; la sola parola, e sì che ho anche amici Afforesi, mi ha scartato una bella madeleine facendomi fare un tuffo all’indietro di 50 anni perché era una delle canzoncine che cantavo sempre insieme a mia nonna da bambino. Dal momento che i ricordi son quello che sono, alcuni utenti mi hanno corretto perchè, citandola, ho sbagliato qualche parola e così facendo mandavo a ramengo tutto il doppio senso della canzone.
[Mario Panzeri] era milanese e scriveva spesso canzoni in milanese; ne scrive una anche nel 1942 dedicata giocosamente alla banda musicale del paese di Affori, che -peraltro- già dal 1923 era stato inglobato nel Comune di Milano dove si trova tuttora (appartenente al municipio 9, nella periferia settentrionale della città) e al suo “tamburo principale”.
‘Spetta un momento, quale doppio senso? Vuoi dire che la canzone non parla veramente del tamburo banda d’Affori e dei suoi numerosi pifferi? Sì e no. Questo articolo sul sito anti war songs che parla di censura e di tentativi di aggirarla durante il Ventennio, ci chiarisce meglio le idee.
Qui la versione incisa nel 1943 da Aldo Donà, Dea Garbaccio e Nella Colombo; fatto trenta, facciamo trentuno e ascoltiamola nella versione in lingua originale, come la cantavo con la nonna, di Nanni Svampa, perchè non sono solo gli amici del Post ad essere milanocentrici.
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