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Il cloud Ue si è incasinato

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Gaia-X, il progetto di cloud europeo promosso in particolare da Francia e Germania che avrebbe dovuto inaugurare l’era di sovranità digitale europea rispetto alle piattaforme e aziende extra-Ue, è un “casino”. Così è stato definito da alcuni funzionari e protagonisti del progetto sentiti dalla testata Politico. Gaia-X intende creare un cloud federato europeo attraverso un accordo di collaborazione per definire criteri e standard comuni di gestione dei dati e dei servizi, e prevede anche la creazione di una serie di hub regionali. Attenzione, l’idea è quella di creare non una piattaforma ma un ecosistema, prima ancora un framework, cioè una cornice in cui far funzionare servizi cloud secondo standard e regole comuni (su portabilità, sicurezza, interoperabilità ecc) e a quel punto favorire così lo sviluppo di un’industria locale. E tuttavia Gaia-X fa comunque fatica a decollare a causa degli attriti e delle diverse posizioni dei suoi membri corporate, oltre che di una pesante struttura burocratica, scrive Politico.
Tra i più preoccupati ci sono i francesi, tanto che proprio a ottobre il presidente Macron ha ammonito del ritardo europeo nei piani di sovranità digitale. In realtà anche le aziende di cloud extra-Ue sono membri del consorzio, costituitosi come noprofit nel 2021, anche se non è chiaro quale ruolo avranno. Ricordiamo che in Europa i servizi cloud di Amazon, Microsoft e Google ammontano al 69 per cento del mercato. Quanto le aziende straniere stiano contribuendo al progetto non è chiaro e i documenti tecnici che potrebbero permettere di capirlo non sono pubblici, nota Politico.

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