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Il futuro del Partito Democratico

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Su Il Riformista del 1º ottobre, Piero Sansonetti si inserisce nel dibattito su uno dei grandi temi proposti dai risultati delle ultime elezioni politiche: il futuro del Partito Democratico.

Il Pd è sotto tiro. Lo stanno assediando dall’esterno. Probabilmente la destra vede la sua grande occasione: liberarsi del “bastione” della sinistra (traballante, pericolante, lesionato: ma sempre bastione) renderebbe tutto più facile ai conservatori. Spianerebbe il sentiero della battaglia politica in un momento nel quale – sotto i colpi di maglio della crisi – è difficilissimo fare battaglia politica. Le proporzioni schiaccianti della vittoria elettorale non sono uno scudo sufficiente.

È chiaro che alla destra sarebbe molto utile se l’opposizione fosse nelle mani di un giovane e inesperto movimento qualunquista (un po’ peronista e un po’ para-fascista) piuttosto che in quelle incerte ma robuste e tradizionali del Pd e dunque del centrosinistra. L’attacco al partito di Letta, tuttavia, non viene solo da destra. È iniziata una campagna ad alzo zero, che trova la sua forza nei mass-media, in alcuni potenti settori dell’imprenditoria, nei circoli più manovrieri e un po’ eversori della borghesia. L’obiettivo è demolire il partito di Letta e dare il via libera a lobby, circoli teleguidati, frange estremiste, e naturalmente alla grande galassia populista e qualunquista. L’operazione parte da due falsificazioni. Evidenti ma quasi impossibili da smontare di fronte all’opinione pubblica. La prima è che il Movimento 5 Stelle di Conte abbia ottenuto un successo elettorale. La seconda è che il Pd abbia subito un tracollo.

Alle spinte delle correnti interne che cercano di far prevalere o riformismo o massimalismo, Sansonetti contrappone una alternativa data da:

[…] una sinistra che sappia mescolare e saldare egualitarismo e liberalismo. Il nuovo significato della parola socialismo, penso, è questa. È attualissima proprio nel momento nel quale anche i liberisti si rendono conto che quando la crisi azzanna, il mercato e la mano invisibile di Smith da soli non ce la fanno, hanno bisogno dello Stato. Il congresso del Pd non deve servire a scegliere un nuovo leader, ma a immaginare una impresa titanica di queste proporzioni.


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