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Il rumore di un paese immobile

Il rumore di un paese immobile

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A cura di @Lowresolution.

L’Italia non crescerà mai. La politica urla, ma non ha idee, non fa le riforme. E’ l’analisi dura e senza appello di Giuseppe Turani. La recente revisione al ribasso del nostro PIL da parte del Fondo Monetario, si aggiunge a una lunga serie di segnali negativi sul futuro del Paese che, anche in una fase di ripresa globale, cresce meno della metà della media Europea e resta in fondo a tutte le classifiche.

Il paese non riesce a crescere perché dato il sistema attuale con tutti i suoi intrecci e pasticci non può a fare di più. Servono riforme, qualcosa va cambiato, ma il Paese sembra rifiutare ogni cambiamento per rifugiarsi in una sorta di nostalgica difesa di un “bel passato che fu” e non riesce a guardare avanti.

La colpa ovviamente è della politica, ma non tanto di quella di adesso che ormai vive di favole e “infusi magici”, ma di quella che dal 1992 in avanti (anno della famosa finanziaria lacrime e sangue di Amato) ha perso ogni opportunità di riformare il sistema quando poteva farlo.

Nessuno di noi contemporanei avrà il piacere di vederla crescere in misura significativa, continuerà a oscillare fra lo zero e il + 1 per cento (spesso senza raggiungerlo). Di fatto continuerà la stagnazione in cui siamo immersi da vent’anni e più.

In realtà, si sta sotto l’1 per cento di crescita perché il paese non riesce a fare di più. E’ appesantito dai debiti pregressi, da una burocrazia spaventosa, da una legislazione forse ancora più spaventosa, e da infinite consorterie frenanti (dalla magistratura ai sindacati).

La politica è fatta, in buona sostanza, da tutti quelli che ci hanno accompagnati in questo disastro. Gli unici “nuovi” (se non altro per ragioni di età), e cioè Salvini, Meloni e i 5 stelle sono, se possibile, ancora peggio degli anziani. Propongono cose senza senso, puri deliri, infusi magici (il ritorno alla lira). Nel loro entusiasmo non vedono che ci stanno trascinando verso una sorte di tipo venezuelano.

 


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