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Il villaggio dove palestinesi e israeliani convivono pacificamente

Il villaggio dove palestinesi e israeliani convivono pacificamente

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Su The Guardian, Chris Osuh parla di un villaggio che mira alla coesistenza pacifica fra israeliani e palestinesi e dei problemi .

Wahat Salam/Neve Shalom (Oasi di pace) è un villaggio fondato nel 1972 da Bruno Hussar, un prete cattolico. Il villaggio vuole essere la dimostrazione che la conoscenza e la comunione posso essere un antidoto alla sopraffazione.

A oggi conta trecendo residenti, metà palestinesi e metà ebrei israeliani, tra cui accademici e professionisti del settore tecnologico, con una lista d’attesa di circa duecento famiglie. Non ci sono sinagoghe o moschee: i residenti pregano o meditano in una cupola chiamata Corte del Silenzio.

Circondato da ulivi, la vita comunitaria del villaggio ruota attorno alle riunioni del comitato in cui si votano le decisioni della cooperativa, ai pasti condivisi, alla piscina e al Giardino dei soccorritori, che commemora gli eroi delle catastrofi globali. Nel villaggio c’è una pensione e i bambini delle zone circostanti vengono trasportati in autobus per frequentare la scuola.

L’utopia di Hussar ha attirato lodi, ma anche violenza:

Salaime ha detto: «Siamo stati attaccati dai coloni tre volte. Nel 2021 abbiamo subito due incendi dolosi. Hanno dato fuoco alla nostra scuola della pace, che abbiamo ricostruito e alla biblioteca della pace. Hanno attaccato la scuola elementare, distruggendo sedici veicoli… abbiamo tutti i tipi di incidenti sfortunati, e sopravviviamo».

Non ci sono solo gli attacchi dei coloni a minare il progetto.
Il parlamento israeliano sta discutendo una legge per tassare all’80% le donazioni estere alle ONG israeliane. Se approvata, questa norma metterebbe in ginocchio Wahat Salam/Neve Shalom. Ma gli abitanti non si danno per vinti:

«Rompiamo le regole, rompiamo lo stereotipo, il lavaggio del cervello delle opinioni dominanti sui media israeliani secondo cui la pace non è possibile», ha detto Salaime. «Dobbiamo vincere e offrire una visione diversa».


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