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Intrusione nell’impianto dell’acqua

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Quando si dice lunedì nero. Lunedì 8 febbraio Bob Gualtieri, sceriffo di Oldsmar, piccola cittadina di 13mila anime della contea di Pinellas, Florida, a 15 miglia da Tampa, ha l’ingrato compito, da dietro un leggio e un microfono, di gestire una conferenza stampa (VIDEO) cui assistono media nazionali e internazionali. Un evento a dir poco insolito, che ha portato in città anche l’Fbi e i Secret services. In piedi accanto a lui, con aria dimessa e un po’ spaesata, anche il sindaco e il city manager. Pochi giri di parole, lo sceriffo va subito al dunque.

Cosa è successo

“Venerdì 5 febbraio c’è stata un’intrusione illegale nei sistemi informatici dell’impianto di trattamento dell’acqua di Oldsmar”, esordisce. Si tratta di un impianto che rifornisce di acqua i residenti della cittadina, dopo un trattamento con sostanze chimiche per renderla potabile. Questo genere di impianti  – continua Gualtieri – fanno parte delle infrastrutture critiche del Paese e possono diventare un target per chi voglia colpire la sicurezza pubblica. Dopo questa premessa poco rassicurante, lo sceriffo prosegue fornendo i dettagli di quanto accaduto.

L’intrusione e la modifica dei parametri
Alle 8 del mattino di venerdì 5 febbraio un dipendente della struttura di trattamento dell’acqua ha notato che qualcuno aveva avuto accesso da remoto ai sistemi informatici che stava monitorando, sistemi che controllano le sostanze chimiche e altre operazioni dell’impianto. L’accesso era avvenuto attraverso un software di assistenza da remoto usato alcune volte dal suo stesso capo per svolgere delle attività, per cui a un primo momento il dipendente non ci ha prestato attenzione. Ma quando l’evento si è ripetuto di nuovo nel pomeriggio, l’uomo ha notato che chi era collegato, muovendo il mouse proprio davanti ai suoi occhi, stava in realtà aumentando la quantità di soda caustica nell’acqua, “un importante e potenzialmente pericoloso incremento”, ha specificato lo sceriffo. Per la precisione: da 100 parti per milione a 11.100 parti per milione. Un incremento che se avesse raggiunto la popolazione “avrebbe potuto provocare seri malesseri o fatalità”, scrive Ars technica.
L’operatore ha subito ripristinato i valori modificati da colui che ormai era evidentemente un pericoloso intruso e lanciato l’allarme. Poche ore dopo partiva un’indagine di Fbi e Secret Services. Lo sceriffo ha precisato che comunque nell’impianto erano presenti dei meccanismi di controllo, delle ridondanze che avrebbero individuato l’eventuale incremento nell’acqua anche qualora l’operatore non se ne ne fosse accorto in tempo reale.

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